Premio


Nel 2009 Internazionale e il comune di Ferrara hanno deciso d’istituire il premio giornalistico Anna Politkovskaja, per ricordare la giornalista russa uccisa a Mosca nel 2006. Il premio è stato concepito per sostenere l’impegno e il coraggio dei reporter che si sono distinti per le loro inchieste, e per far conoscere il lavoro dei professionisti che hanno deciso di raccogliere l’eredità di Anna Politkovskaja e di continuarne il progetto.

 

Internazionale è stato il primo giornale a pubblicare e tradurre in Italia gli articoli della giornalista russa sulla guerra in Cecenia e in questi anni ha continuato a promuovere il suo lavoro attraverso la pubblicazione di articoli e la diffusione del film Letter to Anna (in corsivo) del regista svizzero Eric Bergkraut.

 

Il premio viene consegnato ogni anno durante il festival di Internazionale a Ferrara.

Augustina Armstrong-Ogbonna

Vincitrice dell’edizione 2019.

È una giornalista nigeriana. Si occupa da oltre dieci anni di ambiente e sviluppo sostenibile. Negli ultimi anni ha realizzato inchieste sull’impatto sociale ed economico delle attività estrattive costiere sulla vita delle comunità locali di Lagos. A causa di queste inchieste ha subito minacce e ha dovuto lasciare il suo paese. Vive attualmente negli Stati Uniti dove è richiedente asilo. Nel 2015 ha vinto il premio dell’Associazione dei corrispondenti dalle Nazioni Unite per le inchieste umanitarie e sullo sviluppo.

Behrouz Boochani

Vincitore dell’edizione 2018.

È uno scrittore, giornalista e regista curdo iraniano. È detenuto dal 2013 nel centro australiano per migranti sull’isola di Manus, in Papua Nuova Guinea, e da allora racconta le condizioni di vita nella struttura. Si considera un prigioniero politico. Nel 2007 ha vinto il premio di Amnesty International Australia, attribuito a giornalisti e mezzi di comunicazione australiani che si sono distinti nel trattare i temi legati ai diritti umani.

Can Dündar

Vincitore dell’edizione 2017.

È tra i più importanti giornalisti turchi. Mentre era direttore del quotidiano Cumhuriyet è stato arrestato insieme al collega Erdem Gül per aver pubblicato un articolo in cui sosteneva che nel gennaio del 2014 i servizi segreti turchi avevano consegnato armi ai ribelli siriani che combattono contro Bashar al Assad. Dal 2016 vive in esilio in Germania, dove ha fondato il sito d’informazione Özgürüz (Siamo liberi). Ha pubblicato oltre venti libri ed è stato autore di diversi programmi per la tv.

Hossam Bahgat

Vincitore dell’edizione 2016.

È un giornalista e attivista per i diritti umani egiziano. Ha studiato scienze politiche e diritto internazionale dei diritti umani. Dal 2002 al 2013 è stato direttore dell’Egyptian initiative for personal rights. I suoi articoli di giornalismo investigativo sono stati pubblicati dall’agenzia di stampa indipendente Mada masr Ha collaborato con l’International network for economic, social, and cultural rights e fa parte del direttivo del Fund for global human rights. Vive al Cairo.

Asif Mohiuddin

Vincitore dell’edizione 2015.

Asif Mohiuddin è un blogger bangladese. Si occupa di fondamentalismo religioso, secolarismo, diritti civili e libertà di espressione. Nel 2013 ha subìto un attentato compiuto da un gruppo fondamentalista islamico, il suo blog è stato chiuso dalle autorità di Dhaka e in seguito è stato arrestato con l’accusa di blasfemia. Il suo processo è ancora in corso e rischia dieci anni di carcere. Nel 2012 ha ricevuto il premio Bobs (Best of the blogs) per l’attivismo online. Vive in Germania.

Maisa Saleh

Vincitrice dell’edizione 2014.

Maisa Saleh è una giornalista siriana. Ha lavorato come corrispondente per la Orient news television, seguendo la guerra civile in Siria da Damasco. Nascondendo la sua identità, ha condotto un programma settimanale di interviste ai rivoluzionari, occupandosi anche della resistenza non violenta della popolazione civile. Nel 2013 è stata arrestata e trattenuta per sette mesi dal governo di Bashar al Assad.

Chouchou Namegabe

Vincitrice dell’edizione 2013.

Chouchou Namegabe è una giornalista radiofonica congolese. Dal 2008 è coordinatrice dell’Association des femmes des médias du Sud Kivu (Afem-SK), un’associazione di donne del Sud Kivu che lavorano nel mondo dell’informazione. Impegnata nella difesa dei diritti umani, tiene corsi di giornalismo per donne congolesi che vogliono riportare abusi e molestie sessuali. Ha più volte ricevuto minacce di rapimento e di morte, soprattutto in seguito alla sua denuncia dello stupro come arma di guerra nella Repubblica Democratica del Congo.

Carlos Dada

Vincitore dell’edizione 2012.

Carlos Dada è un giornalista di El Salvador. Nel 1998 ha fondato El Faro, il primo quotidiano online dell’America Latina, specializzato in giornalismo investigativo. Nel 2011 ha vinto il premio Maria Moors Cabot per il giornalismo. Nel 2012 è stato minacciato per le sue inchieste su una trattativa segreta tra stato e criminalità organizzata nel paese. Ha un blog su El País.

Hossam el Hamalawy

Vincitore dell’edizione 2011.

Hossam el Hamalawy è un giornalista, attivista e blogger egiziano. Ha seguito in prima persona le rivolte del 2011 in Egitto e le ha raccontate sul suo blog arabawy.org. È stato detenuto e torturato dai servizi segreti egiziani nel 2000 durante il regime di Hosni Mubarak per le sue inchieste sull’esercito.

Yaqub Ibrahimi

Vincitore dell’edizione 2010.

Yaqub Ibrahimi, 30 anni, giornalista afgano, dal 2007 scrive per testate internazionali: Suddeutsche Zeitung, Kabulpress, Information, Stern. È stato corrispondente dell’Institute for War and Peace Reporting (Iwpr) da Mazar-e Sharif e da Kabul. Per le sue analisi politiche e le sue inchieste sui signori della guerra è stato vittima di intimidazioni e di minacce.

Adela Navarro Bello

Vincitrice dell’edizione 2009.

Adela Navarro Bello, 41 anni, dal 2006 dirige il settimanale Zeta, una delle più prestigiose riviste messicane che si occupa regolarmente di criminalità organizzata, narcotraffico e collusione tra politica e cartelli della droga. Vive sotto scorta per aver ricevuto intimidazioni e in seguito al grave ferimento in un attentato del fondatore di Zeta Jesús Blancornelas.

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