In Brasile il procuratore generale Rodrigo Janot ha chiesto alla corte suprema di poter inserire nella lista degli indagati 54 persone, tra cui alcuni deputati federali, nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti in cui è coinvolta la compagnia petrolifera nazionale Petrobras (Petroleo Brasileiro SA). Secondo la legge brasiliana solo la corte suprema può autorizzare le indagini sui parlamentari federali.

Secondo l’accusa i dirigenti della Petrobras hanno gonfiato i contratti di costruzione e opere d’ingegneria, per un guadagno di almeno 800 milioni di dollari. I soldi sarebbero serviti per finanziare la campagna elettorale del Partito dei lavoratori, che attualmente governa il paese.

L’inchiesta fino a oggi ha coinvolto 39 persone, tra cui imprenditori, ex dirigenti e politici, accusate di riciclaggio di denaro sporco, abuso d’ufficio e crimine organizzato. All’inizio di febbraio l’agenzia internazionale Moody’s ha abbassato il rating della compagnia e il 5 febbraio sei dirigenti tra cui l’amministratrice delegata Maria das Graças Foster si sono dimessi. Al 25 febbraio l’indebitamento netto dell’azienda aveva superato 91 miliardi.

La presidente del Brasile, Dilma Rousseff, non è direttamente coinvolta nello scandalo, anche se tra il 2003 e il 2010 ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell’azienda. Reuters, Ap, Il Sole 24 Ore

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