Nel 2013 i reati ambientali in Italia sono scesi del 14,2 per cento rispetto all’anno precedente. Il calo è dovuto soprattutto alla diminuzione degli incendi boschivi, passati da 8.304 a 3.042, secondo l’ultimo rapporto Ecomafia di Legambiente.
Il rapporto è realizzato in collaborazione con le forze dell’ordine (carabinieri, corpo forestale dello stato e delle regioni a statuto speciale, capitanerie di porto, guardia di finanza, polizia, direzione investigativa antimafia), con l’istituto di ricerche Cresme (per quanto riguarda l’abusivismo edilizio), magistrati impegnati nella lotta alla criminalità ambientale e avvocati dei centri di azione giuridica di Legambiente
Con l’introduzione nel codice penale di nuovi reati legati all’inquinamento, prevista dalla legge approvata il 19 maggio dal parlamento italiano, il dato relativo al 2014 potrebbe aumentare.
Le regioni del sud sono quelle dove sono stati commessi più reati ambientali: Campania (16,1 per cento), seguita da Sicilia, Puglia e Calabria. Al primo posto al nord c’è la Lombardia, con il 4,3 per cento delle infrazioni accertate. Le province più coinvolte sono quelle di Napoli, Roma e Salerno.
Tra le tipologie di reato più frequenti ci sono quelle che riguardano il ciclo alimentare (nei settori della ristorazione, delle carni e dell’allevamento, di produzione delle farine, pane, paste e prodotti ittici), i delitti contro gli animali e la fauna selvatica e il ciclo dei rifiuti, che ha avuto un aumento del 14 per cento rispetto al 2012.
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