Si è chiusa nella serata di ieri 24 maggio la gran parte dei seggi in Etiopia. La votazione in alcune zone è stata estesa fino a oggi perché i seggi avevano esaurito le schede elettorali. Più di 36 milioni di etiopi, su una popolazione totale di 94 milioni, sono stati chiamati a eleggere i 547 deputati della camera dei rappresentanti del popolo e quelli delle undici assemblee regionali. Si tratta delle prime elezioni politiche e amministrative dalla morte, avvenuta nell’agosto del 2012, di Meles Zenawi, al potere dalla fine della guerra civile nel 1991. Sembra scontata la conferma del partito di Zenawi, l’Ethiopian people’s revolutionary democratic front (Eprdf), guidato dal suo successore, il primo ministro Hailemariam Desalegn.

Il voto in un seggio di Addis Abeba in Etiopia per le elezioni politiche e amministrative, il 24 maggio. (Tiksa Negeri, Reuters/Contrasto)

Contesto politico
L’Etiopia è una repubblica parlamentare federale. Il partito o la coalizione che ottiene la maggior parte dei seggi ha l’incarico di formare il governo. Le elezioni del 2005 furono segnate da accuse di brogli e irregolarità commessi dal partito di Zenawi. Nelle proteste postelettorali morirono duecento persone. Furono eletti 174 rappresentanti dell’opposizione, ma molti si rifiutarono di assumere l’incarico in segno di protesta contro i brogli. Nella tornata del 2010 l’Eprdf ottenne il 99,6 per cento delle preferenze. In parlamento entrò un solo rappresentante dell’opposizione, Girma Seifu, dello Unity for democracy and justice (Udj). Oltre a lui fu eletto anche un candidato indipendente.

Opposizione fragile e marginale
Alle elezioni di quest’anno si sono presentati 58 partiti, ma solo due - la coalizione di centrosinistra Medrek e il Semayawi (Partito blu) - sono considerati come rivali effettivi del partito al governo. Quasi tutti gli altri partiti sono sconosciuti o ritenuti vicini all’Eprdf. Secondo l’opposizione, al governo serve un grande numero di partiti per diluire il voto e creare una falsa percezione di scelta elettorale. Negli ultimi tre anni Semayawi, fondato sull’onda delle rivolte delle primavere arabe, è riuscito a mobilitare migliaia di giovani per protestare contro la repressione del governo e delle forze di sicurezza. Nel periodo precedente alle elezioni, il partito ha denunciato l’arresto di una cinquantina di suoi esponenti e la cancellazione dei nomi dei suoi candidati dalle liste elettorali. Molti elettori comunque percepiscono l’opposizione come troppo fragile e frammentata e criticano la sua incapacità di presentare un’alternativa convincente al piano di crescita del governo.

Economia in crescita ma impari
L’Etiopia è uno dei paesi più poveri del mondo, ma nell’ultimo decennio ha registrato una crescita superiore ai paesi vicini. Secondo la Banca mondiale, la crescita annuale media è stata di più del 10 per cento tra il 2003 e il 2013, oltre il doppio rispetto alla media africana. Ad Addis Abeba è stata inaugurata una nuova metropolitana leggera e sono stati costruiti nuovi grattacieli e centri commerciali. Ma l’aumento del costo della vita, la crisi degli alloggi e l’elevata disoccupazione colpiscono soprattutto i giovani sotto i 35 anni, che rappresentano il 70 per cento della popolazione. Circa i due terzi degli abitanti del paese sono analfabeti.

Repressione della società civile
Nonostante i progressi economici, il governo etiope continua a essere molto repressivo nei confronti di ogni voce critica, compresi politici, giornalisti, blogger e leader delle comunità. Alla vigilia delle elezioni, Amnesty international e l’organizzazione statunitense Committee to protect journalists hanno denunciato l’assenza di pluralismo politico e le violazioni alla libertà di stampa. Il 23 aprile Human rights watch ha lanciato un appello per la liberazione di blogger e giornalisti del collettivo Zone 9, arrestati un anno prima con l’accusa di lavorare per organizzazioni straniere e di incitare alla violenza attraverso i social media. Dal 2010, almeno 60 giornalisti sono dovuti fuggire in esilio, trenta solo nel 2014. Altri 19 sono in carcere.

Osservatori internazionali
Gli osservatori dell’Unione europea hanno deciso di non seguire le elezioni di quest’anno perché l’Etiopia non ha accettato le precedenti raccomandazioni. L’Ue ha destinato 745 milioni di euro in assistenza allo sviluppo in Etiopia per il periodo 2014-2020. Secondo il rapporto degli osservatori europei, le elezioni del 2010 non avevano rispettato gli standard internazionali, ma questi risultati sono stati contestati dal governo. Nell’ultima settimana sono arrivati circa 50 osservatori dell’Unione africana a breve termine, che si aggiungono ai nove a lungo termine presenti nel paese fin da aprile.

Giornata elettorale
Nel corso della giornata di ieri 24 maggio non sono state registrate grandi irregolarità, secondo i funzionari della commissione elettorale. Gli osservatori dell’Unione africana hanno pubblicato una prima valutazione in cui dichiarano che il voto si è svolto in modo calmo e pacifico. Alcune voci critiche hanno però denunciato che ai rappresentanti dei partiti dell’opposizione è stato impedito di avvicinarsi ai seggi. I risultati dovrebbero essere pubblicati tra il 20 e il 22 giugno.

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