Lo sgombero a piazza dei Navigatori, a Roma, il 29 maggio 2015. (Simona Pampallona)

Il 29 maggio alcuni attivisti dei movimenti per la casa di Roma sono stati sgomberati dal palazzo di proprietà della famiglia Caltagirone a piazza dei Navigatori, che era stato occupato ieri nell’ambito di una serie di iniziative per chiedere l’abolizione del decreto Lupi. Il piano casa, varato dal governo a marzo del 2014 prevede, tra le altre cose, una maggiore severità contro le occupazioni di abitazioni: “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”, dice l’articolo cinque. Gli occupanti di case non possono più chiedere la residenza e l’allacciamento alle forniture di acqua, gas ed energia elettrica. Inoltre chi occupa edifici residenziali pubblici viene cancellato per cinque anni dalle liste per l’assegnazione delle case popolari.

Il disagio abitativo a Roma. Sono 120mila gli immobili dell’Ater che rimangono sfitti a Roma, secondo una stima della Cgil. “Gli affitti a Roma sono troppo alti rispetto ai redditi delle famiglie e su questo c’è un vuoto della politica”, spiega Simona Panzino di Action, uno dei movimenti attivi a Roma per la casa.“Mentre fino a dodici anni fa si rivolgevano a noi soprattutto gli immigrati ora, con la crisi, si rivolgono a noi anche gli italiani. Il binomio tragico è composto da perdita del lavoro e morosità”, continua Simona. “La morosità a Roma è all’80 per cento”, spiega l’attivista. Si parla di emergenza abitativa, anche se in realtà non è un’emergenza, ma una situazione strutturale che la politica ha rinunciato ad affrontare, continua Simona.

Francesca Colella, ricercatrice di sociologia al dipartimento di comunicazione dell’università La Sapienza di Roma conferma i dati della Cgil e di Action e aggiunge: “È sbagliato parlare di emergenza abitativa, perché l’emergenza indica qualcosa di inaspettato. Invece sarebbe meglio parlare di disagio abitativo perché il problema della casa a Roma è strutturale ed è grave”.

Secondo Colella, le persone che vivono nella difficoltà di trovare un alloggio sono soprattutto giovani, giovani coppie, persone sole, anziani, precari, disoccupati, famiglie numerose, immigrati. “Il problema di tutte queste persone è che oltre alle istituzioni non possono contare nemmeno su una rete familiare che li aiuti”, spiega la sociologa.

A Roma, secondo Action, sono attualmente occupati circa mille stabili da parte di cinquemila famiglie. Sono settemila ogni anno a Roma gli sfratti e 30mila le richieste per aver accesso a una casa popolare. In Italia, invece, secondo una stima di Federcasa, sono 650mila le famiglie in lista d’attesa per un alloggio di edilizia popolare.

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