C’è poco tempo per salvare la Grecia. Entro venerdì 5 giugno il governo di Alexis Tsipras dovrà restituire al Fondo monetario internazionale 312 milioni di euro, solo una parte degli 1,6 miliardi che i creditori aspettano in giugno. Ma senza lo sblocco degli aiuti comunitari sarà molto difficile che Atene possa pagare il suo debito. Per farcela ed evitare il default, ha bisogno che arrivi da Bruxelles un deposito di 7,2 miliardi, l’ultima quota degli aiuti programmati. L’Unione non li sblocca perché esige delle riforme come garanzia. Di tutto questo discuteranno stasera a Bruxelles il primo ministro greco e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.
Tsipras ha presentato ieri la sua ultima proposta: un piano di 47 pagine recapitato a Berlino dove erano riuniti la cancelliera Angela Merkel, il presidente francese François Hollande, il presidente della Bce Mario Draghi, il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde, e Juncker. Nella proposta di accordo Atene ha fissato l’obiettivo di un surplus primario per il 2015 dello 0,8 per cento e dell’1,5 per cento per il 2016 e di stabilire tre aliquote per l’Iva (al 6, 11 e 23 per cento). In più, per la prima volta Tsipras si dichiara disposto a mettere mano alle pensioni, un punto su cui finora si era mostrato intransigente.
Da parte loro, i creditori internazionali riuniti a Berlino hanno deciso che se Atene accetterà di riformare pensioni e mercato del lavoro, disporranno un finanziamento di 9 miliardi. Non si tratterebbe di un altro prestito del Fmi e della Bce, ma di soldi dell’Unione europea, che Bruxelles aveva accantonato per ricapitalizzare le banche greche. L’idea uscita dall’incontro di ieri è quella di lasciare che Atene li utilizzi anche per pagare i creditori. Ma per modificare la destinazione di questi fondi servirebbe l’assenso di tutti i 19 paesi dell’eurozona. Il cammino verso l’accordo non è ancora spianato.
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