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Ogni giorno in media dieci donne irlandesi partono per il Regno Unito per abortire perché nel loro paese è illegale. Amnesty international ha pubblicato il rapporto She is not a criminal, the impact of Ireland’s abortion law (Non è una criminale, l’impatto della legge sull’aborto irlandese) per denunciare le violazioni dei diritti delle donne in Irlanda in materia di aborto.

L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto al governo irlandese di depenalizzare l’interruzione di gravidanza e di introdurre nuove norme che assicurino l’aborto legale e sicuro, almeno in caso di stupro, incesto, gravi rischi per la salute della donna e malformazione del feto. In Irlanda vige una delle leggi sull’aborto più restrittive al mondo. La costituzione irlandese consente attualmente l’aborto solo nel caso in cui le donne rischiano la vita nel portare avanti la gravidanza. In tutti gli altri casi la legge punisce chi abortisce con pene fino a 14 anni di prigione.

Il rapporto di Amnesty fa parte della campagna “My body my rights”, a favore della tutela dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne. In Irlanda le donne che necessitano di abortire sono trattate come criminali, criticate e costrette ad andare all’estero. “Il governo irlandese non può continuare a ignorare questa realtà e l’impatto che ha su migliaia di donne ogni anno”, si legge nel rapporto.

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