Più che le ruspe di Matteo Salvini, sarà un giudice di Roma a determinare lo smantellamento dei campi rom.
Con una decisione che farà discutere, il tribunale civile della capitale ha sancito che i cosiddetti “villaggi attrezzati” hanno un carattere ghettizzante e sono quindi illegali. La sentenza fa seguito alla denuncia presentata tre anni fa dall’associazione 21 luglio e dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e riguarda il “campo nomadi” di La Barbuta, aperto dall’amministrazione capitolina nel 2012. Decretando che esso è “discriminatorio” perché riunisce le persone su base etnica, il giudice ne ha disposto la chiusura, con effetto immediato.
“Questa sentenza rappresenta uno spartiacque decisivo, oltre il quale ogni azione del comune di Roma deve indirizzarsi verso il definitivo superamento dei ‘campi’”, ha commentato Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 luglio. Ora l’amministrazione comunale si trova di fronte a un bivio: potrà presentare appello e bloccare l’esecuzione della sentenza, o sfruttare il pronunciamento del giudice per avviare quel percorso politico di superamento dei campi più volte annunciato dal sindaco Ignazio Marino.
La seconda ipotesi è quella auspicata dai promotori dell’iniziativa. I quali, in caso contrario, annunciano battaglia. “Ci auguriamo che l’amministrazione proponga una road map per la chiusura di tutti i campi entro due anni e la progressiva integrazione dei residenti nel tessuto sociale della città“, annuncia l’avvocato Salvatore Fachile dell’Asgi. “Se ciò non avverrà, siamo pronti a presentare denunce simili per tutti gli altri villaggi attrezzati di Roma e chiedere risarcimenti per gli abitanti di La Barbuta che hanno vissuto nella discriminazione”.
Condannati già da diverse istituzioni internazionali, tra cui il Consiglio d’Europa, i campi rom sono stati una delle più grasse mucche da mungere per i caporioni di Mafia capitale. Con un tempismo che dovrebbe far riflettere, lo stesso giorno dell’uscita della sentenza è stato disposto l’arresto di Angelo Scozzafava, ex assessore alle politiche sociali nella giunta di Gianni Alemanno, che organizzava gli sgomberi degli insediamenti abusivi per riempire più che poteva i “villaggi attrezzati” – e di conseguenza le tasche degli imprenditori del “mondo di mezzo”.
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