Almeno 70 persone sono morte, circa 500 sono rimaste ferite e più di mille sono stte rinchiuse in carcere dalla fine di aprile in Burundi. Secondo l’Associazione per la tutela dei diritti umani e dei detenuti, la principale ong locale per i diritti dell’uomo, è il bilancio degli scontri tra il governo e gli oppositori che da due mesi protestano contro la candidatura a un terzo mandato del presidente Pierre Nkurunziza. La violenza degli scontri e la dura repressione della polizia avevano portato a rimandare di un mese le elezioni presidenziali, che dovrebbero tenersi a metà luglio e alla rinuncia del mediatore dell’Onu Said Djinnit, che non è riuscito a conciliare le posizioni di governo e oppositori.

“Dal 26 aprile abbiamo contato 70 morti, soprattutto per colpi d’arma da fuoco, ma anche granate. Si tratta in gran parte di civili, ma anche di poliziotti e soldati”, ha dichiarato il presidente dell’ong Pierre-Claver Mbonimpa. “Altre 500 persone sono state ferite e circa 50 sono ancora ricoverate in ospedale”.

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