Si apre per la Grecia la prima giornata senza aiuti europei. Il secondo piano di salvataggio di Bruxelles è terminato, la Banca centrale europea non sostiene da oggi gli istituti greci, il paese ha prosciugato i prestiti e non è riuscito a restituire in tempo 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale. Dopo cinque anni in cui ha ricevuto 24 miliardi di euro, dalla mezzanotte di ieri Atene è sola. È diventato il primo paese in Europa a non onorare gli impegni.
Su questa situazione pesa l’incognita del referendum che il parlamento ha convocato per domenica prossima. Alexis Tsipras potrebbe sospenderlo come segno di avvicinamento ai creditori e per favorire il negoziato. Intanto, ad Atene, circa 20mila persone ieri sera hanno riempito piazza Syntagma per chiedere di votare sì e di restare nell’euro.
C’è poco tempo prima che le banche nazionali finiscano i loro depositi di euro – anche se i prelievi sono controllati – e la Grecia si trovi costretta a rinunciare alla moneta unica. Per altro, non si sa con quale procedura giuridica, visto che la situazione non ha precedenti nei 16 anni di vita della valuta.
Negoziati. Per evitare questo scenario, sono riprese le trattative tra il governo di Alexis Tsipras e i leader delle istituzioni europee che possono salvare la Grecia: la Commissione, l’eurogruppo, la Banca centrale, la Germania, che è il creditore più esposto. Al tavolo, non si siede questa volta il Fondo monentario internazionale. I ministri economici dei paesi dell’unione monetaria (l’eurogruppo) si riuniscono oggi per fare il punto (la riunione, prevista per le 11.30, è stata rimandata alle 17.30).
Eurogroup teleconference Wednesday 11:30am, to discuss state of play #Greece
— Jeroen Dijsselbloem (@J_Dijsselbloem) 30 Giugno 2015
Cosa sta succedendo. Lunedì notte, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha avanzato ancora l’ultima proposta del gruppo dei creditori, che si avvicina alle posizioni di Atene su alcuni punti rispetto a quella di metà della settimana scorsa, quella cioè che aveva fatto saltare i negoziati e aveva spinto Tsipras a chiedere il referendum. Atene ha considerato l’ultimo documento, diffuso domenica, in cui l’ex-troika offriva 15 miliardi entro ottobre, un termine più lungo per abolire i sussidi ai pensionati più poveri e un minore aumento dell’iva sugli hotel.
Dopo essersi consultato con i suoi ministri, Tsipras ha mandato a Bruxelels una lettera in cui chiede che venga attivato un nuovo piano di salvataggio, il terzo dal 2010. Non è chiaro cosa offrirebbe alla Commissione europea e alla Banca centrale a garanzia del fatto che cercherà di rimettere in sesto i conti pubblici e che potrà restituire il prestito. Si conosce invece la richiesta economica, come riassume Marco Zatterin, corrispondente a Bruxelles del quotidiano italiano La Stampa.
Tsipras chiede 29 miliardi: servono per coprire 12,3 miliardi nel 2015, 7,1 nel 2016, 9,6 nel 2017. @la_stampa
— Marco Zatterin (@straneuropa) 30 Giugno 2015
L’eurogruppo ieri si è riunito in teleconferenza per circa un’ora e ha deciso di non decidere: ha bisogno di tempo per valutare la proposta ed è per questo che si è convocato per questa mattina.
Su questa nuova tornata di negoziati, che avviene ormai a tempo scaduto, pesa la posizione della cancelliera Angela Merkel: “Non negozieremo su niente di nuovo fino al referendum”. Ma diversi già speculano sul fatto che Tsipras possa sospendere la consultazione di domenica 5 luglio.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it