Il petrolio galleggia sulla superficie delle acque del Golfo del Messico, il 2 giugno 2010. (Sean Gardner, Reuters/Contrasto)

La British Petroleum, la multinazionale petrolifera britannica, ha annunciato di avere raggiunto un accordo con le autorità degli Stati Uniti per un risarcimento da 18,7 miliardi di dollari per i danni causati dal disastro ambientale provocato dalla fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Deepwater horizon nel golfo del Messico, tra aprile e agosto del 2010. La richiesta era stata avanzata dagli stati di Alabama, Florida, Louisiana, Mississippi e Texas e da circa quattrocento amministrazioni locali, che avevano subìto i danni della fuoriuscita di petrolio.

Il risarcimento comprende 5,5 miliardi di dollari di penale, 7,1 miliardi da versare al governo federale e ai cinque stati per ripagare i danni all’ambiente, 4,9 miliardi per compensare le conseguenze economiche negative della cosiddetta marea nera e un miliardo per far fronte alle richieste delle autorità locali. Il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha fatto sapere che se sarà approvato dai tribunali, si tratterà del più grosso accordo con una singola azienda nella storia del paese.

Il 20 aprile del 2010, l’esplosione di una piattaforma offshore gestita dalla Bp ha provocato la morte di undici operai e ha causato il peggiore disastro ambientale della storia degli Stati Uniti. La fuoriuscita di petrolio è durata 106 giorni. Solo il 4 agosto si è riusciti a fermare le perdite e l’equivalente di milioni di barili di petrolio si sono riversati nelle acque del golfo del Messico.

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