Un ragazzo corre duranti gli scontri a Bujumbura, durante i quali sono morte sei persone, il 1 luglio 2015. (Marco Longari, Afp)

Le elezioni in Burundi non sono state libere né credibili. Lo denunciano le Nazioni Unite, mentre il paese è in attesa dei risultati delle elezioni legislative e amministrative del 29 giugno in un clima teso e violento. Il 1 luglio sei persone sono morte negli scontri tra i manifestanti dell’opposizione e le forze di sicurezza. Il segretario generale Ban Ki-moon aveva chiesto un rinvio del voto, a causa della crisi scoppiata nel paese dopo la decisione del presidente Pierre Nkurunziza di candidarsi a un terzo mandato. Nelle proteste che si sono succedute negli ultimi mesi sono morte almeno settanta persone e più di 140mila hanno cercato rifugio nei paesi vicini.

Il rapporto redatto dagli osservatori in missione in Burundi sottolinea che le elezioni si sono svolte “in una grave crisi politica e in un clima generale di timore e minacce in varie zone del paese”. Episodi di violenza ed esplosioni hanno preceduto e in alcuni casi accompagnato le attività della giornata elettorale, soprattutto a Bujumbura, si legge nel rapporto, che conclude: “le condizioni non hanno favorito lo svolgimento di elezioni libere, credibili e inclusive”.

Il voto è stato boicottato dall’opposizione. La commissione elettorale ha fatto sapere che lo scrutinio si è concluso, ma non è ancora noto quando saranno pubblicati i risultati. Il Belgio ha annunciato che non riconoscerà l’esito del voto e gli Stati Uniti hanno aumentato la pressione internazionale, chiedendo il rinvio delle elezioni presidenziali fissate per il 15 luglio.

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