Il presidente Pierre Nkurunziza arriva nello stadio Prince Rwagasore di Bujumbura per celebrare il 53° anniversario dell’indipendenza del Burundi, il 1 luglio 2015. (Marco Longari, Afp)

In Burundi il partito al potere ha vinto, come previsto, le elezioni politiche e amministrative. Secondo la commissione elettorale nazionale indipendente, il partito del presidente Pierre Nkurunziza, il Cndd-Fdd, ha vinto 77 dei cento seggi dell’assemblea nazionale. Un risultato scontato, visto che il voto era stato boicottato dalla maggior parte dei partiti d’opposizione e da gruppi della società civile per protestare contro la candidatura di Nkurunziza a un terzo mandato, che considerano incostituzionale. Le presidenziali sono state fissate per il 15 luglio, mentre per il 24 luglio si dovrebbe votare per il senato.

Alle consultazioni del 29 giugno, gli osservatori delle Nazioni Unite avevano denunciato un clima di “paura e di intimidazione”, parlando di un voto “né libero né credibile”. I ventuno seggi che sono stati assegnati all’opposizione sono quelli della coalizione Gruppo indipendente di speranza, guidata da Agathon Rwasa e Charles Nditije, nonostante si sia opposta al voto boicottandolo. Due seggi sono andati invece all’Uprona, partito alleato del presidente.

La crisi che sta attraversando il paese è esplosa lo scorso aprile quando il presidente Nkuruziza ha annunciato di volersi ricandidare per un terzo mandato, mentre la costituzione lo impedisce. Subito sono scoppiati i disordini e le proteste popolari in cui sono morte più di 80 persone e più di 158mila sono fuggite nei paesi vicini. Il 15 maggio c’è stato anche un tentativo di colpo di stato e i promotori hanno annunciato negli ultimi giorni di voler formare una resistenza armata per fermare Nkurunziza.

Durante il vertice della Comunità dell’Africa orientale (Eac) dedicato alla crisi in Burundi – che si è tenuto lunedì ad Dar es Salaam – è stata fatta un’ulteriore richiesta di rinvio delle elezioni presidenziali al 30 luglio ed è stato nominato il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, come mediatore della crisi. Il governo ha fatto sapere ieri tramite un suo portavoce che sta valutando la richiesta di posticipo del voto avanzata dall’Eac lunedì.

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