Il parlamento europeo ha approvato il piano del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker per distribuire 160mila richiedenti asilo arrivati in Ungheria, Italia e Grecia. Eppure i paesi che i migranti attraversano lungo la rotta balcanica reagiscono ognuno per proprio conto agli intensi flussi migratori di queste settimane. Nelle ultime 24 ore oltre tremila persone hanno passato la frontiera dall’Ungheria all’Austria e altrettanti sono entrati in territorio ungherese dalla Serbia, su un totale di cinquemila arrivi.

Ungheria

Dopo aver registrato il record di arrivi di migranti ieri (tra i 3.321 e i cinquemila, la cifra giornaliera più alta di quest’anno) l’esercito ungherese ha cominciato esercitazioni militari per preparare i propri uomini a una stretta sorveglianza della frontiera meridionale con la Serbia.

Nei giorni scorsi il premier Viktor Orbán era riuscito a fare approvare al parlamento una riforma in materia migratoria che gli permetteva il dispiegamento dell’esercito lungo le frontiere. Nel frattempo, continua la costruzione del muro di frontiera con la Serbia, che potrebbe essere pronto entro i primi giorni di ottobre.

L’Ungheria fa parte del gruppo di paesi europei che sono contrari al sistema di ripartizione di quote di migranti proposta dalla Commissione. Insieme a Budapest, anche Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia. I ministri degli esteri di questi quattro paesi incontreranno i capi della diplomazia tedesco e lussemburghese domani a Praga.

Austria

L’Austria ha sospeso i collegamenti ferroviari con l’Ungheria almeno fino all’11 settembre. Le ferrovie austriache hanno commentato che la rete non riesce a sostenere il volume di migranti che attraversano il confine.

Danimarca

Il governo di centrodestra della Danimarca, il 9 settembre, ha interrotto i collegamenti ferroviari e stradali con la Germania, nel tentativo di limitare il transito di migranti diretti in Svezia, dove le politiche di accoglienza sono più favorevoli. Oggi le vie di transito sono riaperte, secondo le tv locali.

Comunque rimane l’obbligo di identificazione per i migranti, pena il ritorno in Germania. Il traghetto che di norma collega Rødby con la cittadina tedesca di Puttgarden non potrà ospitare treni ma solo autovetture. E l’autostrada scelta ieri da circa trecento persone per una faticosa traversata a piedi rimane sotto controllo.

Svezia

È la meta per molti migranti viste le sue politiche di accoglienza più favorevoli ai richiedenti asilo. Il primo ministro socialdemocratico Stefan Löfven ha annunciato che destinerà all’integrazione 1,8 miliardi di corone (240 milioni di euro) nel 2016 e 2,6 miliardi di corone (350 milioni di euro) nel 2017. Serviranno per corsi di apprendimento della lingua e di formazione professionale, per la cura dei minori non accompagnati, per l’istruzione e programmi contro la discriminazione.

Con 80mila domande di asilo registrate nel 2014 e quasi 50mila da inizio anno, la Svezia è il paese dell’Unione europea che riceve il maggior numero di rifugiati in rapporto alla sua popolazione, che è di 9 milioni di persone. La stragrande maggioranza di loro si trovano nelle grandi città: la capitale Stoccolma, Göteborg e Malmö. Il governo intende imporre ai comuni meno coinvolti di accogliere una quota integrativa di rifugiati, dal 1° gennaio del 2017.

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