Leopoldo López, uno dei principali leader dell’opposizione in Venezuela, in carcere dal febbraio 2014, è stato condannato a 13 anni, 9 mesi, 7 giorni e 12 ore di detenzione per istigazione alla violenza durante le manifestazioni di protesta contro il governo di Nicolás Maduro del 2014, in cui 43 persone sono rimaste uccise e centinaia ferite. López sconterà la pena nella prigione militare Ramo Verde, a sud di Caracas, la stessa in cui è trattenuto da 18 mesi.

Di 44 anni, economista laureato all’università statunitense di Harvard, López è il fondatore del partito di opposizione Voluntad popular. Nel 2014 ha assunto la leadership del movimento che ha guidato le proteste di piazza contro il presidente socialista. È stato indagato per associazione a delinquere, incitamento alla violenza, danni a proprietà privata e incendio: nel paese, è il simbolo della repressione contro l’opposizione da parte dei sostenitori del capo di stato.

Appena prima della sentenza, il leader venezuelano si è rivolto alla giudice Susana Barrientos : “Se mi lascia libero, andrò al compleanno di mia figlia Manuela, mi sposerò di nuovo con mia moglie Lilian e mi farò un giro per il Venezuela. Se il verdetto sarà di condanna, uscirò a testa alta: avrete più paura voi a leggerlo che io ad ascoltarlo”.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Dopo il verdetto, la moglie di López Lilian Tintori, altro volto di riferimento dell’opposizione venezuelana, ha dichiarato: “Oggi è stato dimostrato una volta in più che viviamo sotto un regime repressore, antidemocratico, corrotto e inefficace”. Tintori ha raggiunto i circa duecento sostenitori riuniti nella piazza Bolívar del comune di Chacao, di cui López è sindaco, nel distretto metropolitano della capitale e ha chiesto loro di mantenere la calma. I militanti di Voluntad popular, ma anche quelli di tutti gli altri movimenti che si oppongono al governo venezuelano, si riuniranno venerdì 11 settembre nella piazza José Martí di Caracas, il luogo in cui López è stato arrestato il 18 febbraio del 2014 dopo la sua ultima apparizione pubblica.

La difesa Lopez ha annunciato che ricorrerà la sentenza, che tra tutte quelle di condanna è una delle più severe che si fosse preventivata nei giorni precedenti all’udienza finale.

Alcuni membri del governo, che esercita pieno controllo sul potere giudiziario, hanno festeggiato il verdetto. Ma secondo l’organizzazione per i dirittti umani Human rights watch, il processo è stato una farsa e questo finale dimostra l’estremo deterioramento dello stato di diritto in Venezuela. Nel silenzio degli altri stati dell’Americalatina, una condanna alla sentenza è arrivata invece dagli Stati Uniti. Roberta Jacobson, vice del segretario di stato per gli affari occidentali, si è detta “profondamente turbata” su Twitter.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it