Stamattina sono scoppiati violenti scontri tra palestinesi e polizia israeliana sulla Spianata delle moschee, nella città vecchia di Gerusalemme. La tensione è stata scatenata dal divieto, imposto da Israele l’8 settembre, alla vigilia del capodanno ebraico che comincia stasera, di entrare nell’area ai membri del gruppo musulmano dei Murabitun (sentinelle), affiliato ai Fratelli musulmani.

Secondo quanto riferito dalla polizia israeliana, nella notte un gruppo di palestinesi ha eretto barricate davanti alla moschea Al Aqsa. “I manifestanti, dotati di maschere, hanno lanciato pietre e molotov contro la polizia”, hanno detto gli agenti.

Per disperdere i manifestanti palestinesi le forza di polizia israeliane hanno usato gas lacrimogeni e granate stordenti e hanno fatto irruzione all’interno della moschea, la più grande di Gerusalemme.

Il presidente palestinese Abu Mazen ha definito l’episodio “un attacco” e ha ribadito che per l’Autorità Nazionale Palestinese la moschea di Al Aqsa e i luoghi sacri dell’islam sono “una linea rossa” da non superare.

Sono 110 i palestinesi feriti o intossicati negli incidenti, secondo l’agenzia palestinese Maan. Secondo il presidente della Mezzaluna rossa la maggior parte degli infortuni è dovuta ai lacrimogeni, mentre venti feriti sono stati trasferiti all’ospedale per patologie più gravi.

La Spianata delle moschee, che gli ebrei chiamano Monte del tempio, è stata chiusa ai visitatori per circa tre ore, ma poi è stata riaperta al pubblico.

Un video girato all’interno della Moschea di Al Aqsa

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