Il 23 settembre il presidente colombiano Juan Manuel Santos e il capo delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) Rodrigo Londoño Echeverri, detto Timoleón Jiménez o Timoshenko, hanno trovato un accordo preliminare per porre fine al conflitto armato nel paese. La pace sarà firmata ufficialmente il 23 marzo 2016. I cittadini dovranno approvare l’accordo con un referendum. In circa cinquant’anni il conflitto – il più lungo della storia in America Latina – ha causato circa 220mila morti, centinaia di sequestri e sei milioni di sfollati.

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Le condizioni sull’impunità. L’accordo, siglato ieri all’Avana dopo tre anni di negoziati, stabilisce il futuro trattamento giudiziario di tutte le persone coinvolte nel conflitto. Ecco cosa prevede l’intesa.

  • La creazione di una commissione speciale che si occupi di sostenere il processo di pacificazione nazionale.
  • Un sistema per risarcire le vittime delle violenze perpetrate negli anni del conflitto.
  • L’istituzione di un tribunale speciale, composto da giudici colombiani e in misura minore stranieri, allo scopo di perseguire e punire i responsabili dei crimini commessi durante il conflitto armato.
  • L’amnistia per i reati politici. Una legge specifica sul tema dovrà precisare quali tipi di reati rientrano nella misura. Ma di certo non rientreranno nell’amnistia i crimini contro l’umanità, come i sequestri, la tortura, le sparizioni forzate, le esecuzioni senza processo e le violenze sessuali.
  • Un trattamento diverso per chi riconoscerà le proprie responsabilità e chi invece no. I primi incorreranno in pene detentive dai cinque agli otto anni, mentre i secondi, se riconosciuti colpevoli al termine del processo davanti al tribunale speciale, potranno affrontare condanne fino a vent’anni di carcere.
  • Per ottenere il trattamento di favore, i colpevoli di crimini dovranno risarcire le vittime come stabilito dal tribunale speciale.
  • La consegna delle armi da parte dei guerriglieri entrodue mesi dalla firma del trattato.
  • In cambio, la trasformazione delle Farc in un movimento politico legale, pienamente sostenuta dal governo di Bogotá.
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Le circostanze dell’accordo. Le trattative si sono svolte all’Avana e la fase finale è avvenuta in presenza del presidente cubano Raúl Castro. Cuba e Norvegia hanno svolto il ruolo di paesi garanti dell’accordo, per questo erano presenti due mediatori, il cubano Rodolfo Benítez e il norvegese Dag Nylander. Un rappresentante cileno e uno venezuelano hanno fatto da testimoni dell’evento. Tutti gli uomini riuniti per siglare l’accordo hanno deciso di indossare una camicia bianca in segno di riconciliazione e pace. Il 20 settembre, papa Francesco, in visita a Cuba, aveva auspicato una soluzione rapida.

Le trattative erano cominciate nel novembre del 2012 e quella di ieri è stata la prima volta che Londoño Echeverri – che in Colombia è ancora ricercato per terrorismo, omicidio aggravato e rapimento – ha incontrato Santos.

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Le prossime sfide per il governo. Il ministro dell’interno colombiano Juan Fernando Cristo ha scritto in un tweet: “La fine del conflitto sarà questione di pochi mesi. La costruzione della pace sul territorio ci impegnerà per anni”. Il governo infatti dovrà lavorare affinché le condizioni dell’accordo vengano rispettate, e dovrà cercare una soluzione simile anche con l’Esercito di liberazione nazionale (Eln), un altro gruppo di guerriglieri filomarxisti che conta circa 2.500 militanti. Su questo fronte le trattative sono appena cominciate. Il 2 luglio 2015, a Bogotá, due attacchi esplosivi sono stati realizzati dall’Eln. Infine, grandi aree del territorio colombiano sono ancora disseminate di mine antiuomo. Negli ultimi quindici anni duemila persone sono morte a causa delle mine e novemila sono rimaste mutilate.

L’opposizione all’accordo. In Colombia non tutti sono soddisfatti dell’esito delle trattative. Álvaro Uribe, ex presidente del paese e attuale senatore, ha criticato l’operato del governo e ha accusato Santos di aver “tradito la patria”. Secondo Uribe, i termini dell’accordo mettono sullo stesso piano i guerriglieri e le forze di sicurezza del paese. Inoltre non è d’accordo con l’amnistia per i reati politici, con il fatto che il narcotraffico non sia escluso dall’indulto e con l’apertura della vita politica democratica ai militanti delle Farc.

Negli anni di presidenza di Uribe, Santos è stato ministro della difesa. Nel corso del suo mandato ha ottenuto l’uccisione del numero due delle Farc, Raúl Reyes, nel 2008, e di altri importanti esponenti della guerriglia, e la liberazione della politica francocolombiana Íngrid Betancourt, per cinque anni ostaggio dei guerriglieri.

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