Il 27 settembre i catalani andranno alle urne per rinnovare il parlamento regionale ed eleggere il nuovo presidente della Generalitat, il governo autonomo. Queste elezioni hanno un’importante valenza in tutto il paese perché gli indipendentisti hanno trasformato il voto in un plebiscito sulla secessione della Catalogna e anche perché tra due mesi scade il mandato del primo ministro conservatore Mariano Rajoy e la Spagna intera deve votare per eleggere il nuovo parlamento di Madrid.

  • Inizialmente previsto per il 2016, il voto in Catalogna è stato anticipato dal presidente catalano e leader nazionalista Artur Mas dopo il rifiuto di Madrid di concedere, nel 2014, il referendum sull’indipendenza.
  • Il blocco “sovranista” è formato dalla coalizione Junts pel sí (Uniti per il sì, che raggruppa forze di sinistra e di centrodestra, tra cui Esquerra republicana e il partito di Mas, Cdc) e dalla Candidatura di unità popolare, Cup. Insieme le due formazioni dovrebbero conquistare la maggioranza assoluta all’assemblea di Barcellona, anche senza ottenere il 50 per cento dei voti.
  • Dichiarare unilateralmente l’indipendenza con un consenso simile sarebbe molto rischioso, è più probabile che si apra un lungo e complicato negoziato con Madrid, dove da dicembre ci sarà un nuovo governo.
  • Gli altri partiti in lizza sono il raggruppamento di sinistra Catalunya sí que es pot (Catalogna si può, favorevole a una maggiore autonomia ma non indipendentista e che comprende Iniciativa per Catalunya e Podemos), i moderati unionisti di Ciutadans, i socialisti e i popolari.
  • Il 17 settembre la Commissione europea ha fatto sapere che se la Catalogna scegliesse l’indipendenza, diventerebbe uno stato terzo rispetto alla Spagna e all’Unione europea, e dovrebbe rinegoziare la propria adesione all’Unione.

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