Il video della Reuters


Una nube di fumo proveniente dall’Indonesia ha ricoperto parte del sudest asiatico, provocando problemi di viabilità e un’allerta sanitaria. La città stato di Singapore e la Malesia sono le aree più colpite dalla nebbia tossica, che ha fatto aumentare ulteriormente i livelli di inquinamento dell’aria.

La causa del fenomeno è da attribuirsi alle pratiche agricole illegali praticate a Sumatra e nel Kalimantan, la parte indonesiana del Borneo. I piccoli proprietari terrieri e le aziende agricole che coltivano palma da olio ogni anno bruciano le piantagioni e i terreni. Si tratta di una tecnica rudimentale per fertilizzare il suolo. L’uso del fuoco offre un vantaggio solo temporaneo, mentre nel lungo termine impoverisce il terreno e può portare anche alla desertificazione.

L’alto numero di incendi di questi giorni ha creato una coltre di smog, provocando il ricovero per problemi respiratori di 168mila persone. Alcune città dell’Indonesia centrale sono avvolte nella nebbia da un mese. I negozi sono chiusi, le persone non escono di casa e i militari distribuiscono mascherine protettive alle gente per strada. La città di Palangkaraya, nel Kalimantan, è tra le aree più colpite, con circa 61 focolai. I residenti hanno chiesto al governo di risolvere la situazione il prima possibile.

La nube di fumo non ha invaso solo l’Indonesia: il 25 settembre il governo di Singapore ha annunciato la chiusura delle scuole a causa del peggioramento delle condizioni dell’aria e tutte le attività sportive all’aperto sono state sospese. L’evento ha generato proteste, sollevando dubbi sugli interventi del governo indonesiano. Il ministro singaporiano Teo Chee Hean ha rassicurato la popolazione, confermando l’impegno dell’Indonesia a risolvere quanto prima la situazione e ha offerto aiuto a Jakarta per bloccare gli incendi.

Le scuole sono rimaste chiuse a causa delle polveri sottili per la seconda volta in un mese anche a Kuala Lumpur, in Malesia, e in altri due stati della penisola malese. Si sono registrati problemi anche alla viabilità: il 26 settembre un aeroporto vicino alla capitale è stato chiuso a causa della scarsa visibilità, scesa sotto i 400 metri.

Il presidente indonesiano, Joko Widodo, ha promesso dure sanzioni per coloro che danno fuoco alle piantagioni. Il ministro Siti Nurbaya Bakar ha difeso l’operato dell’Indonesia dalle critiche, affermando di aver schierato migliaia di uomini delle forze dell’ordine per combattere gli incendi. Dopo aver declinato l’offerta di Singapore, il governo indonesiano ha dichiarato di essere pronto a ricevere il sostegno di altre nazioni.

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