Il 1 novembre la Turchia va alle urne per la seconda volta in un anno, dopo che le elezioni di giugno non sono riuscite a esprimere una maggioranza di governo. Ecco tutto quel che c’è da sapere sul voto di domenica.
Perché il voto
Alle elezioni del 7 giugno 2015 il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) del presidente Recep Tayyip Erdoğan non è riuscito a ottenere una maggioranza assoluta per la prima volta da quando è salito al potere, nel 2002. Le trattative per formare una coalizione con i partiti d’opposizione non sono andate a buon fine.
Da allora la Turchia è in preda al terrore. Una bomba esplosa durante una manifestazione per la pace ad Ankara, il 10 ottobre, ha ucciso più di cento persone, mentre a luglio un attentatore suicida a Suruç, una città vicino al confine siriano, ha ucciso almeno trenta persone.
Inoltre il governo è nuovamente in guerra con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), una formazione nazionalista curda dichiarata illegale, e in questo modo ha messo fine alle trattative di pace che erano state avviate nel 2012.
Anche se non ha avuto un ruolo centrale nella campagna elettorale, un altro elemento in gioco è la crisi dei profughi. Sono circa due milioni i profughi attualmente nel paese e la Turchia sta negoziando un accordo con l’Unione europea per ricevere un sostegno economico per mettere in sicurezza i suoi confini e sostenere i suoi sforzi.
Le altre questioni centrali rimangono il rallentamento dell’economia (negli ultimi cinque anni la crescita economica è passata dal 10 per cento al 3 per cento all’anno e il pil pro capite non cresce dal 2007), le tendenze sempre più autoritarie di Erdoğan e la conflittualità che suscita la sua figura, che rimangono in cima ai pensieri degli elettori.
Come funzionano le elezioni
Il parlamento turco, la grande assemblea nazionale, è formato da 550 seggi: per avere la maggioranza ne sono necessari 276. Per modificare direttamente la costituzione ne occorrono invece 367, mentre con 330 è possibile chiedere di indire un referendum per la sua modifica. Sebbene la prospettiva sia improbabile, Erdoğan spera ancora che l’Akp ottenga abbastanza seggi da poter emendare la costituzione e dare maggiore potere alla figura del presidente.
I parlamentari sono eletti con un sistema proporzionale. È previsto uno sbarramento del 10 per cento, una soglia decisamente più alta rispetto a quella in vigore in altri paesi. La Germania, per esempio, ha una soglia del 5 per cento, la Svezia del 4, mentre in Danimarca, per entrare nel folketing (il parlamento ) è sufficiente il 2 per cento.
In pratica, nel sistema turco, se un partito ottiene quaranta seggi ma riceve solo il 9,55 per cento dei voti al livello nazionale, come è successo al Partito della giusta via (Dyp) nelle elezioni del 2002, deve rinunciare a quei seggi, che sono redistribuiti tra i partiti che hanno superato la soglia di sbarramento. Detto in maniera più chiara, è un sistema che dà un chiaro vantaggio ai grandi partiti.
I principali partiti politici
Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp)
Fondato nel 2011 da politici provenienti da vari partiti conservatori preesistenti, la formazione islamica e conservatrice ha guidato la Turchia fin dalla sua schiacciante vittoria elettorale del 2002. L’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu è diventato capo del partito e primo ministro dopo che Erdoğan è stato eletto presidente della repubblica, nell’agosto del 2014. Il 1 novembre si presenta anche come principale candidato del partito.
Partito popolare repubblicano (Chp)
Creato nel 1923 da Mustafa Kemal Atatürk, fondatore della repubblica turca, il Chp è il più antico partito e il principale schieramento d’opposizione. Il suo leader e principale candidato è Kemal Kiliçdaroğlu.
Il programma elettorale del partito è incentrato su questioni di ordine economico e lavorativo: il partito promette d’introdurre pensioni più alte, contrastare l’attuale tasso di disoccupazione dell’11,2 per cento, con una particolare attenzione ai giovani. Promette anche di aumentare il salario minimo da 950 lire (320 euro) a 1.500 lire al mese, facendo in modo che la settimana lavorativa non superi le quaranta ore. Il Chp sostiene la riforma dell’attuale costituzione, introdotta dalla giunta militare dopo il colpo di stato militare del 1980, ma è contrario al progetto dell’Akp di creare una repubblica presidenziale.
Anche se il partito è indubbiamente cambiato con il suo attuale leader, molti elettori, specialmente tra i curdi e i conservatori religiosi, continuano a guardare con sospetto al Chp, considerandolo un partito dogmatico ed elitista.
Partito del movimento nazionalista (Mhp)
Guidato da Devlet Bahçeli, questo movimento d’estrema destra, conosciuto informalmente come Lupi grigi, manterrà probabilmente il suo ruolo di terzo principale partito all’interno del parlamento turco.
Anche se sostiene in parte i diritti dei curdi e delle minoranze, promettendo nel suo programma che i cemeviler (i luoghi di culto degli aleviti) riceveranno il sostegno dello stato, l’Mhp è contrario al processo di pace tra il governo e il Pkk, e ritiene che i curdi debbano accettare l’autorità dello stato turco. I suoi leader promettono di porre fine a tutti i negoziati in corso qualora dovessero salire al potere. Per questo motivo a sostenere l’Mhp è soprattutto una base non curda ed è probabile che il partito faccia eleggere dei deputati in tutte le principali città turche.
Partito democratico dei popoli (Hdp)
Spesso descritto come la risposta turca ai greci di Syriza e gli spagnoli di Podemos, la formazione socialdemocratica si è presentata per la prima volta come partito a giugno, promettendo di portare avanti il processo di pace con i curdi e porre fine alle discriminazioni etniche, religiose e di genere. È stato fondato nel 2012 con un programma incentrato sui diritti delle minoranze, delle donne e delle persone lgbt; ha due presidenti, Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdag.
Prima di ottenere ottanta seggi a giugno, i parlamentari dell’Hdp si erano presentati come candidati indipendenti, dato che lo sbarramento elettorale del 10 per centro vale solo per i partiti politici. È l’unico partito turco ad avere delle quote femminili del 50 per cento. L’Hdp si descrive come un partito ecologista, anticapitalista e contrario all’energia nucleare, e promette di migliorare i diritti dei lavoratori.
Se i sondaggi si riveleranno corretti, i risultati delle elezioni di domenica ricalcheranno grosso modo quelli di giugno. Tuttavia, un successo o una sconfitta dell’Hdp potrebbe cambiare in maniera sostanziale il risultato. Se il partito riuscirà nuovamente a superare la soglia di sbarramento del 10 per cento, necessaria a entrare in parlamento, influirà in maniera determinante sull’esito delle elezioni e sulle possibilità dell’Akp di ottenere una maggioranza assoluta.
Come seguire la giornata elettorale
Le urne aprono alle otto (le 6 del mattino in Italia) e chiudono alle diciassette. I risultati saranno resi noti in tempo reale, con il procedere dello spoglio.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato sul Guardian. Per vedere l’originale clicca qui.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it