La polizia nepalese ha sgomberato con la forza una manifestazione organizzata dalle minoranze etniche al confine con l’India. I gruppi etnici madhesi e tharu protestano da settimane contro l’approvazione della nuova costituzione del paese, approvata il 16 settembre. Secondo le minoranze la nuova carta, che stabilisce la divisione del paese in stati federali, li danneggerebbe. Il 24 settembre i manifestanti hanno bloccato un ponte nella città di Birganj, interrompendo le forniture di carburante in arrivo dall’India.
Secondo un portavoce dei manifestanti intervistato dall’agenzia Afp, la polizia ha picchiato i contestatori e bruciato le loro tende per riaprire il passaggio per i camion che trasportano carburante. Negli scontri sono rimasti feriti 15 contestatori e cinque sono stati arrestati.
Storicamente, il Nepal riceve il carburante dall’India, ma le proteste a Birganj, che si trova a circa 90 chilometri da Kathmandu, hanno rallentato il transito dei camion che lo trasportano. Le autorità nepalesi hanno accusato l’India di sostenere le proteste.
La crisi ha minato i rapporti tra il Nepal e l’India, spingendo Kathmandu a firmare un accordo con Pechino la settimana scorsa. Pechino ha deciso di donare 1,3 milioni di litri di petrolio al Nepal, per aiutare il paese in seguito al forte terremoto dell’aprile 2015, che ha causato più di ottomila morti.
La nuova costituzione nepalese, di ispirazione laica e federale, secondo il governo aveva l’obiettivo di rafforzare la pace e trasformare il Nepal in una repubblica dopo decenni di instabilità politica, ma ha fatto scoppiare una serie di episodi di violenza in tutto il paese. Più di quaranta persone finora sono morte negli scontri tra la polizia e le minoranze etniche, che i sentono discriminate dalla nuova carta.
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