Gli elettori croati votano da questa mattina per eleggere il nuovo parlamento. A fare da sfondo alla campagna elettorale, che si è chiusa con un testa a testa tra i conservatori e i socialdemocratici al potere, sono stati il ristagno dell’economia e la crisi migratoria. Si tratta delle prime elezioni politiche da quando la Croazia è entrata nell’Unione europea nel 2013.

La Coalizione patriottica creata dal partito conservatore Hdz ha guadagnato consensi dopo la vittoria della sua candidata alla presidenza Kolinda Grabar Kitarović all’inizio dell’anno. Secondo i sondaggi, ora gode più o meno degli stessi consensi della coalizione di sinistra La Croazia cresce, guidata dal partito socialdemocratico del primo ministro Zoran Milanović.

Secondo i sondaggi, infatti nessuno dei due schieramenti otterrà la maggioranza per governare in autonomia e dovrà affidarsi al sostegno dei piccoli partiti, che diventeranno l’ago della bilancia. In particolare, l’Hdz e la sua coalizione dovrebbero ottenere 63 dei 140 seggi e il centro sinistra 60. Potrebbero diventare fondamentali i seggi che i sondaggi assegnano ad un nuovo movimento antisistema, la Lista dei candidati indipendenti, il Most.

La crisi migratoria, che ha portato più di 300mila migranti sul territorio croato nel 2015, ha permesso al premier Milanović di sospendere dure riforme volte al rilancio dell’economia, focalizzando attenzione e finanziamenti sulla gestione dei flussi di profughi. Il leader dell’opposizione, Tomislav Karamarko, ha condotto una campagna elettorale tutta sui toni della retorica nazionalista.

Il prossimo governo non potrà sfuggire il problema della stagnazione economica che ha costretto migliaia di croati a cercare lavoro all’estero, come dimostrano i dati della disoccupazione: a settembre la percentuale dei senza lavoro superava il 16 per cento (per esempio, è al 11,8 per cento in Italia). Questo tasso tocca il 43 per cento tra i giovani. Il debito pubblico ha u valore pari al 90 per cento del pil e l’economia croata è una delle più povere dell’Unione europea, nonostante una lieve ripresa nei primi trimestri di quest’anno.

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