Abdelhamid Abaaoud, ricercato per gli attentati di Parigi, in una foto pubblicata dalla rivista del gruppo Stato islamico, Daqib, nel febbraio del 2015. (Jacky Naegelen, Reuters/Contrasto)

Abdelhamid Abaaoud, 27 anni, è ritenuto il capo di una cellula del gruppo Stato islamico (Is) e secondo le autorità francesi ha avuto un ruolo centrale nell’organizzazione e nell’esecuzione degli attentati di Parigi del 13 novembre che hanno ucciso almeno 129 persone. Era anche l’obiettivo delle operazioni di polizia lanciate oggi nella periferia nord di Parigi.

La polizia aveva inizialmente segnalato Abaaoud, un belga di origine marocchina, come un estremista dopo una sparatoria avvenuta il 15 gennaio 2015 nel corso di un’irruzione contro una cellula dell’Is a Verviers, nel Belgio orientale. L’operazione di sicurezza sembrava aver smantellato una cellula che progettava di assassinare alcuni ufficiali di polizia belgi, e aveva portato alla morte di due sospetti.
Secondo il canale di lingua fiamminga Vtm, Abaaoud aveva effettuato delle telefonate dalla Grecia al fratello di uno dei due uomini uccisi a Verviers.

Le autorità francesi hanno inoltre collegato Abaaoud agli sventati attentati sul treno ad alta velocità diretto a Parigi, ad agosto, e a un piano, poi fallito, di attaccare una chiesa di Parigi ad aprile. Il quotidiano francese Libération ha inoltre stabilito un legame tra l’uomo e Sid Ahmed Ghlam, uno studente francese arrestato per omicidio, tentato omicidio e reati di stampo terroristico. Ghlam sarebbe stato contattato da un uomo, francofono, che si trovava in Siria e che gli ordinava di attaccare una chiesa.

Secondo la stampa francese, Abaaoud effettuava regolarmente dei tentativi di reclutare altri combattenti occidentali affinché si unissero ai militanti dell’Is in Siria, coinvolgendo anche suo fratello tredicenne Younes. In passato Abaaoud aveva combattuto in Siria. Ed era noto alle forze di sicurezza dopo essere apparso in un video dell’Is, al volante di un’auto che trasportava dei corpi mutilati in una fossa comune.

In un’intervista, Abaaoud si vantava di essere stato in grado di organizzare degli attentati contro l’occidente sotto il naso dei servizi segreti belgi

In un’intervista rilasciata alla rivista dell’Is, Dabiq, Abaaoud si vantava di essere stato in grado di organizzare degli attentati contro l’occidente sotto il naso dei servizi segreti belgi. Il militante, che si faceva chiamare anche Abu Umar al Baljiki, dichiarava di essere andato in Belgio insieme a due compagni jihadisti per “terrorizzare i crociati in guerra contro i musulmani”.

Mettendosi in posa per una foto, con in mano una bandiera dell’Is e un Corano, Abaaoud ha dichiarato alla rivista: “Abbiamo affrontato numerose prove durante il viaggio. Abbiamo passato dei mesi a cercare di entrare in Europa finché, grazie alla forza di dio, siamo riusciti a entrare in Belgio. In seguito siamo riusciti a ottenere delle armi e a organizzare una base sicura da cui preparare le operazioni contro i crociati”.

Nell’intervista Abaaoud aveva rivelato che nel corso del viaggio era stato fermato da un poliziotto dopo che la stampa belga aveva pubblicato una foto che lo ritraeva mentre combatteva per l’Is. Tuttavia il poliziotto lo aveva lasciato andare “non avendo notato la somiglianza”. Non è chiaro quando e dove avrebbe avuto luogo questa presunta operazione di polizia.

Alla domanda della rivista sul perché era diventato un sospetto, Abaaoud aveva risposto: “L’intelligence mi conosceva, avendomi già arrestato in passato. Dopo l’irruzione nel rifugio in Belgio, hanno immaginato che io avessi trascorso un po’ di tempo con i fratelli uccisi e che avessimo progettato insieme alcune operazioni. Per questo hanno radunato agenti d’intelligence di tutto il mondo, europei e americani, per riuscire ad arrestarmi”.

“Hanno arrestato musulmani in Grecia, Spagna, Francia e Belgio per poter arrivare a me”, ha continuato. “Tutte queste persone arrestate non erano neanche coinvolte nei nostri piani! Possa dio liberare tutti i musulmani dalle prigioni di questi crociati”.

L’uomo si è inoltre vantato di essere stato in grado di organizzare attacchi terroristici contro degli occidentali mentre viveva in Belgio, nonostante fosse ricercato dai servizi segreti dopo il suo viaggio in Siria, nel gennaio del 2014.

“Sono riuscito ad andarmene nonostante fossi inseguito da così tante agenzie d’intelligence”, ha dichiarato alla rivista. “Tutto ciò dovrebbe dimostrare che un musulmano non dovrebbe essere spaventato dalla tronfia immagine dell’intelligence dei crociati”.

“Il mio nome e la mia foto erano su tutti i mezzi d’informazione eppure sono riuscito a rimanere nella loro patria, organizzare delle operazioni contro di loro e andarmene sano e salvo quando è stato necessario. Chiedo a dio di accettare le proficue azioni degli shuhada (martiri) che hanno terrorizzato i crociati d’America, Francia, Canada, Australia, Germania e Belgio”.

‘Per tutta la vita, ho visto scorrere il sangue dei musulmani’, dichiarava Abaaoud in un filmato pubblicato nel 2014

Quest’anno Abaaoud è stato condannato a vent’anni di prigione da un tribunale belga, dopo essere stato giudicato in contumacia per aver reclutato delle persone per combattere con l’Is in Siria. Era tra le 32 persone condannate per aver coordinato una delle più grandi reti di reclutamento di jihadisti in Belgio, ma molti degli accusati, compreso Abaaoud, sono stati giudicati in contumacia e sono ancora a piede libero.

L’uomo è stato anche accusato di rapimento dopo che suo fratello minore, il tredicenne Younes, è partito per la Siria nel gennaio del 2014, ottenendo dalla stampa il titolo di “più giovane jihadista del mondo”. Non avendo loro notizie, il padre dei due fratelli, Omar Abaaoud, ha denunciato alla polizia suo figlio maggiore.

La sorella maggiore di Abaaoud, Yasmina, ha rivelato al New York Times a gennaio che nessuno dei due fratelli aveva mostrato un particolare zelo religioso prima di andare in Siria. “Non frequentavano neanche la moschea”, ha dichiarato.

Secondo il quotidiano, il padre possedeva un negozio e viveva con sua moglie e sei figli in un appartamento di rue de l’Avenir, in una delle zone migliori di Molenbeek, vicino a un canale che separa il quartiere da una zona alla moda di Bruxelles, dove si concentrano bar e ristoranti.

Yasmina ha riferito che, nell’autunno del 2014, la famiglia aveva ricevuto alcune chiamate dalla Siria che sostenevano che l’uomo fosse diventato un “martire”, cioè che fosse stato ucciso in battaglia. Ha poi aggiunto che, da allora, la famiglia non aveva più avuto notizie dell’uomo o del fratello minore, ormai quattordicenne. Tuttavia, secondo gli inquirenti, il presunto martirio era un trucco per far perdere le sue tracce ai servizi d’intelligence occidentali.

Abaaoud è stato descritto come uno studente spensierato che frequentava uno dei più prestigiosi licei di Bruxelles, il Saint- Pierre d’Uccle. Si ritiene che dopo il suo viaggio in Siria, nel gennaio 2014, l’uomo sia andato in Grecia. “Per tutta la vita, ho visto scorrere il sangue dei musulmani”, dichiarava Abaaoud in un filmato pubblicato nel 2014. “Prego affinché dio spezzi le schiene di quanti si oppongono a lui, ai suoi soldati e a chi lo venera, e che li stermini”.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dal Guardian. Clicca qui per vedere l’originale.

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