Oggi, nelle scuole, gli smartphone sono comuni quanto gli zaini o le scarpe da ginnastica fluorescenti. Ma nonostante i bambini intorno ai dieci anni trascorrano molto tempo immersi nei giochi online e su social network come Instagram e YouTube, molti di questi posti non sono adatti a loro.

Credo che ci sia un modo per rendere internet un posto meno razzista, sessista o offensivo: dobbiamo insegnare ai bambini a programmare.

Secondo alcune ricerche dell’American academy of pediatrics, il ciberbullismo rappresenta un serio rischio per la salute degli adolescenti. Altri studi lo confermano. Pur navigando con disinvoltura, gli adolescenti provano anche sentimenti di vergogna, imbarazzo e umiliazione, perfino quando usano la rete per rafforzare legami sociali e partecipare alla vita pubblica. Lo rivela uno studio di Danah Boyd, ricercatrice della Microsoft, durato sette anni.

Quando cominci una nuova partita, Minecraft crea automaticamente un avatar maschio e bianco che si chiama Steve

Le notizie sulle vittime del ciberbullismo dimostrano quanto gli insulti e le minacce online possano danneggiare i giovani. Insegnare la programmazione ai bambini può essere un buon modo per cambiare le cose. Se i bambini avranno gli strumenti per migliorare il loro ambiente online, saranno spinti a farlo. I bambini vittime di molestie sui social network potranno creare reti alternative, per loro e per i loro amici, che rispecchino i loro valori.

Insegnare ai bambini a programmare potrebbe portare anche a delle piccole vittorie: per esempio, cancellare un commento offensivo su Yik Yak o usare un hashtag per rispondere a tono a un tweet offensivo. Possono già fare queste cose, ma le faranno più spesso se si abitueranno ad avere un ruolo attivo nella costruzione dei loro spazi digitali.

Cambiare la cultura dei videogiochi dall’interno
Gli stereotipi sulla razza e sul genere continuano a proliferare anche nella cultura dei videogame (pensate alle raffigurazioni razziste e misogine di Grand theft auto, un gioco che continua ad avere grande popolarità).

Molti giochi danno per scontato che il giocatore sia un maschio bianco. Minecraft, per esempio, crea automaticamente un avatar maschio e bianco chiamato Steve per tutti i giocatori che cominciano la loro partita. Mia figlia di dieci anni ha dovuto navigare online, fuori del gioco, per trasformare il suo avatar in ragazza, ma non è riuscita a trovare un avatar che non fosse bianco.

Se fosse stata una programmatrice, invece, avrebbe potuto facilmente importare un avatar con il colore della pelle diverso, usando le opzioni create da altri programmatori o addirittura progettate da lei stessa.

In realtà, molti di questi problemi potrebbero essere affrontati se i bambini imparassero a creare giochi e applicazioni digitali quando sono ancora molto giovani. Fornendogli delle capacità di programmazione, li rendiamo capaci di creare giochi con personaggi e punti di vista differenti.

Per gli amanti di Frozen esiste anche il progetto Programma con Anna ed Elsa

Un compito semplice, come chiedere ai bambini di progettare un’applicazione o un gioco che rispecchi la diversità della loro città o scuola, li preparerebbe a trasformare i giochi e le applicazioni che useranno da adulti. Questo potrebbe portare alla nascita di una cultura dei videogiochi dove le espressioni di odio non sono la norma.

Saper programmare comporta anche altri benefici. La programmazione può migliorare le capacità d’apprendimento e dare spazio alle attitudini dei bambini d’età scolare, creando così dei cambiamenti comportamentali positivi, come ha spiegato Debra Lieberman, direttrice del Center of games research (Centro per la ricerca sui giochi), dell’University of California.

Esistono già numerose lezioni di programmazione rivolte ai bambini delle scuole materne ed elementari, comprese quelle proposte da The Kahn academy, Code.org, Youthspark, Codeacademy.com e Starterleague.com.

La settimana scorsa Code.org ha presentato Building a galaxy with code (Costruire una galassia con la programmazione), un gioco di programmazione sul tema di Guerre stellari con una sezione dedicata ai bambini tra sei e dieci anni, che permette di programmare su diverse piattaforme, inclusi gli smartphone, e in varie lingue.

Per gli amanti di Frozen, il film della Disney, esiste anche il progetto gratuito Code with Anna and Elsa (Programma con Anna ed Elsa).

Con questi strumenti, le scuole potrebbero rendere la programmazione e lo sviluppo di videogiochi parte integrante dei programmi di apprendimento per gli alunni dalla terza alla quinta elementare. Diamo agli studenti gli strumenti per diventare autori di cultura online, non solo consumatori.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su Quartz. Clicca qui per vedere l’originale. © 2015. Tutti i diritti riservati. Distribuito da Tribune Content Agency

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