Il primo ministro britannico David Cameron ha chiesto l’appoggio del parlamento per bombardare lo Stato islamico (Is) in Siria, sostenendo che il gruppo jihadista usa le basi siriane per organizzare attentati contro il Regno Unito. Il premier ha presentato una comunicazione scritta di 36 pagine alla commissione esteri della camera dei comuni e ha poi fatto una lunga relazione in aula, aggiungendo che non chiederà ai parlamentari di votare fino a quando non sarà sicuro di ottenere una netta maggioranza a favore dell’intervento. Una bocciatura o la spaccatura del parlamento, secondo lui, equivarrebbero a “un ritorno di immagine” per i jihadisti.

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“Con questo livello di minaccia ai nostri interessi e alla nostra popolazione, non possiamo permetterci di restare da parte e non agire”, ha detto Cameron alla commissione esteri, prima di intervenire anche in aula. Il premier ha ricordato che tutti e sette i complotti terroristici sventati quest’anno nel Regno Unito erano stati organizzati dall’Is o si ispiravano alla propaganda del gruppo jihadista.

“Dobbiamo negare all’Is la possibilità di un rifugio sicuro in Siria: più tempo lasceremo ai jihadisti per crescere in Siria, maggiore sarà la minaccia che rappresentano. È sbagliato per il nostro paese subappaltare la sicurezza ad altri, e aspettarsi che le aviazioni di altre nazioni sopportino il peso e i rischi di colpire lo Stato islamico in Siria per fermare il terrorismo qui nel Regno Unito”, ha sostenuto Cameron.

L’opposizione laburista ha espresso nell’ultimo periodo molte perplessità sull’intervento militare, ribadite anche oggi dal leader Jeremy Corbyn che ha sollevato sette obiezioni, sotto forma di domande, sull’impatto dei bombardamenti durante il dibattito con Cameron ai comuni. Corbyn non ha chiarito quali saranno le sue indicazioni di voto sui bombardamenti. Una riunione del governo ombra laburista per discutere della questione è stata convocata proprio in queste ore.

A Cameron, Corbyn ha chiesto risposte sulla strategia per sconfiggere l’Is, sull’eventualità che il Regno Unito schieri le sue truppe in territorio siriano e sui vincoli della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che autorizza i paesi membri ad “adottare tutte le misure necessarie” contro il gruppo Stato islamico. Il segretario laburista si è domandato se i bombardamenti possano davvero aumentare le possibilità di una soluzione politica del conflitto e quali siano i rischi di effetti collaterali come l’aumento degli attacchi terroristici nel Regno Unito o di vittime civili siriane.

Cameron gli ha risposto sostenendo che non manderà militari sul terreno, che la risoluzione dell’Onu garantisce la legalità dell’intervento militare e che il rischio di vittime civili è scongiurato dalle armi britanniche, “tra le più accurate che si conoscano”. In un anno e tre mesi di intervento britannico in Iraq, ha fatto notare il premier britannico, non si è avuta notizia di vittime civili.

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Il governo Cameron si è sempre opposto all’Is e agli altri gruppi jihadisti che combattono in Siria. Nei recenti colloqui internazionali sulla Siria si è anche speso per l’uscita di scena del presidente siriano Bashar al Assad a favore dei ribelli più moderati. Finora i bombardamenti britannici si erano limitati a colpire lo Stato islamico in Iraq, anche se in agosto il Regno Unito ha condotto un intervento mirato con i droni in Siria uccidendo due cittadini britannici che si erano uniti all’Is.

Secondo gli ultimi sondaggi di Yougov.com, il 59 per cento dei cittadini britannici sarebbe a favore dei bombardamenti in Siria e solo il 20 per cento è contrario.

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