25 gennaio: Il partito della sinistra radicale Syriza vince le elezioni in Grecia con la promessa di rinegoziare i termini del piano di salvataggio imposti dai creditori ad Atene. La vittoria del partito guidato da Alexis Tsipras apre un vivace dibattito in Europa sulle condizioni di adesione imposte ai diversi paesi della zona euro.

Syriza, nata nel 2012, conduce una campagna elettorale molto severa contro i conservatori di Nea Dimokratia e i socialisti del Pasok, accusati di aver imposto politiche di austerità troppo dure, per rispondere alle richieste dei partner europei che chiedono una riduzione del debito.

Il leader di Syriza Alexis Tsipras forma un nuovo governo a fine gennaio con i nazionalisti di Anel e nomina l’economista Yanis Varoufakis ministro delle finanze. A febbraio la Grecia ottiene una proroga di quattro mesi del programma di aiuti concesso da Commissione europea, Fondo monetario e Banca centrale europea, dopo aver presentato un piano di riforme per ridurre il suo debito.

Il 9 aprile Atene restituisce al Fondo monetario internazionale 45o milioni di euro, una parte del prestito ricevuto, alleviando i timori di chi pensava che la Grecia sarebbe diventato il primo paese sviluppato a non pagare i propri debiti con l’Fmi. Ma a maggio ricominciano i negoziati tra Grecia e creditori per sbloccare la seconda parte degli aiuti (7,2 miliardi di euro) dovuti ad Atene da Bruxelles nel piano approvato nel 2012, mentre il paese attraversa una grave crisi di liquidità che raggiungerà il suo apice a luglio. I creditori chiedono ad Atene una riforma delle pensioni, licenziamenti nel settore pubblico e regole più flessibili nel mercato del lavoro, ma il governo non vuole cedere per non contravvenire alle promesse fatte in campagna elettorale.

Il 30 giugno la Grecia non ripaga il prestito da 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale ed è ufficialmente insolvente, intanto il 27 giugno Alexis Tsipras convoca un referendum per il 5 luglio in cui chiede ai cittadini se il governo deve accettare la proposta di accordo fatta ad Atene dai creditori internazionali. Con il 61,3 per cento dei voti vince il no. All’indomani della vittoria si dimette il ministro delle finanze Yanis Varoufakis, in teoria per rafforzare la posizione del premier al tavolo delle trattative. Al suo posto viene nominato Euclides Tsakalotos.

Il 13 luglio Atene trova un accordo con i creditori che permette di sbloccare la seconda parte degli aiuti. L’accordo causa molte defezioni all’interno del partito di governo e Tsipras si dimette. Sono convocate nuove elezioni il 20 settembre, che sono vinte per la seconda volta in un anno da Syriza, con il 35,5 per cento dei consensi, sette punti percentuali in più rispetto ai conservatori di Nea dimokratia (28,1 per cento).

Leggi le altre notizie dell’anno.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it