Un disegno di legge in Israele, che prende di mira le associazioni che si occupano di questioni legate ai diritti umani dei palestinesi, ha superato il suo primo ostacolo nel processo per diventare legge.
La proposta di legge, che obbligherebbe le ong che ricevono gran parte dei loro finanziamenti da governi stranieri a dichiararlo nei documenti ufficiali, è stata approvata in una prima lettura dal parlamento israeliano con 50 voti a favore e 43 contrari.
La legge è stata criticata perché in pratica colpirebbe solo le organizzazioni della sinistra israeliana, molte delle quali sono finanziate dai paesi europei, e non le ong di destra, sostenute da donazioni private provenienti da ricchi donatori filoisraeliani. I parlamentari che si oppongono alla proposta la definiscono una “persecuzione politica” e un indebolimento della democrazia israeliana.
Il leader dell’opposizione, Isaac Herzog, ha dichiarato che la legge indebolisce l’immagine d’Israele agli occhi dei suoi alleati all’estero. Il mese scorso l’ambasciatore statunitense in Israele, Dan Shapiro, ha dichiarato: “I governi devono proteggere la libertà d’espressione e il dissenso pacifico, creando un’atmosfera nella quale tutte le voci possano essere ascoltate”.
Le ong della sinistra israeliana sostengono di essere sempre più spesso vittime di attacchi personali
La proposta di legge è promossa dalla ministra della giustizia del partito di destra Casa ebraica, Ayelet Shaked, secondo la quale la legge promuoverà la trasparenza in un momento in cui il governo cerca di combattere le interferenze straniere e i tentativi di delegittimare lo stato d’Israele.
Parlando nel corso del dibattito parlamentare prima di uno dei tre voti cui sarà sottoposta la proposta, Shaked non ha nascosto la natura politica della legge. “Dopo anni nei quali la sinistra sfruttava la questione della trasparenza, usandola come strumento amministrativo e politico contro la destra, avete cominciato a credere che la trasparenza fosse vostro appannaggio e avete cominciato a trattarla come una vostra proprietà. Come se la trasparenza fosse una proprietà registrata a nome di vostro padre”, ha dichiarato.
La proposta di legge di Shaked, che ha il sostegno del primo ministro Benjamin Netanyahu, è vista dai suoi detrattori come un’arma della guerra culturale in atto in Israele e che oppone, sempre più intensamente, il governo di destra alle ong, agli artisti israeliani, alla stampa e ai governi stranieri.
È invece stata esclusa dalla legge, su richiesta di Netanyahu, la proposta che prevedeva d’imporre ai membri delle ong d’indossare un distintivo che chiarisse se la loro organizzazione fosse finanziata da un paese straniero.
“Non capisco in che modo una richiesta di trasparenza possa essere antidemocratica. È vero il contrario”, ha dichiarato Netanyahu lo scorso mese. “In un sistema democratico, dobbiamo sapere chi finanzia quali ong, che siano di sinistra o di destra”.
Norme sempre più severe contro la libertà d’espressione
Le ong della sinistra israeliana sostengono di essere sempre più spesso vittime di attacchi personali negli ultimi mesi, comprese regolari intimidazioni e persino minacce di morte.
L’osservatorio sugli insediamenti Peace now ha definito la proposta un “reato d’odio contro la democrazia”. In un comunicato diffuso il 9 febbraio il gruppo ha dichiarato che “l’approvazione della legge sulle ong è un atto violento e discriminatorio di pubblica umiliazione di quanti criticano il governo. Nonostante le dichiarazioni di Netanyahu, la legge imita quello che accade in Russia e non negli Stati Uniti o in un qualsiasi altro paese democratico”.
Nel corso del dibattito parlamentare il capo del partito di sinistra Meretz, Zehava Galon, ha dichiarato: “Le persone che danneggiano il nome d’Israele all’estero sono Ayelet Sheked e i suoi amici coloni. Il mondo odia Israele non a causa di quanto promuovono queste organizzazioni, ma a causa dell’occupazione militare”.
La proposta è stata criticata anche dal capo del partito di centrodestra Yesh Atid, Yair Lapid, che ha dichiarato di non essere vicino alle organizzazioni prese di mira, ma che questa legge è una misura goffa che aumenterà il sostegno verso le ong.
Netanyhau vuole inoltre introdurre un’altra legge che renderebbe possibile la sospensione dei parlamentari in carica che negano che Israele sia uno stato ebraico e democratico, sostengono la lotta armata di organizzazioni terroristiche o di uno stato nemico.
La proposta di legge prende di mira i parlamentari araboisraeliani, tre dei quali sono attualmente sospesi per aver incontrato le famiglie di alcuni palestinesi uccisi durante degli attentati contro cittadini israeliani. La norma potrebbe essere introdotta sotto forma di un emendamento che inasprisce disposizioni già esistenti nella costituzione israeliana.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato sul Guardian.
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