In Eritrea, dal 1991, anno in cui il paese del Corno d’Africa ha conquistato l’indipendenza, vengono commessi numerosi crimini contro l’umanità. È quanto sostiene il rapporto della commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite pubblicato l’8 giugno a Ginevra.

Riduzione in schiavitù, reclusione, sparizioni forzate, tortura e altri crimini come persecuzioni, stupri e omicidi sono le accuse rivolte al governo di Asmara. “L’Eritrea è uno stato autoritario, non ha un sistema giudiziario indipendente, non ha né un parlamento né istituzioni democratiche. C’è un clima di impunità per i crimini contro l’umanità commessi da un quarto di secolo”, ha dichiarato Mike Smith, presidente della commissione d’inchiesta creata nel 2014 dal Consiglio dell’Onu per i diritti umani.

Secondo Smith tra le 300mila e le 400mila persone sono di fatto ridotte in schiavitù a causa del servizio militare senza limiti imposto nel paese.

Riduzione in schiavitù

“I funzionari eritrei esercitano un diritto di proprietà nei confronti dei cittadini eritrei”, dice il rapporto, secondo il quale “ci sono buone ragioni per credere che i funzionari eritrei abbiano commesso il reato di riduzione in schiavitù in modo sistematico e persistente”.

“Pochissimi eritrei sono esonerati dai loro obblighi di servizio militare”, ha spiegato Smith in una conferenza stampa. L’obbligo di servire a tempo indeterminato l’esercito è una delle ragioni per cui migliaia di eritrei fuggono da questo piccolo paese del Corno d’Africa con 6,5 milioni di abitanti.

Smith ha aggiunto che secondo la commissione “le autorità applicano una politica di sparare per uccidere su coloro che provano ad attraversare il confine”. Nel 2015, più di 47mila eritrei hanno cercato asilo in Europa, e la commissione ha chiesto ai governi di concedere loro lo status di rifugiato.

Tra le altre raccomandazioni che saranno presentate al Consiglio per i diritti umani, c’è quella di chiedere al governo eritreo di applicare la costituzione del 1997 e ratificare le convenzioni che garantiscono i diritti umani, oltre alla riduzione della leva a un anno e mezzo al massimo.

Il rapporto della commissione è stato subito respinto da Asmara che, in un comunicato diffuso dal ministero dell’informazione, ha parlato di attacco “non solo contro l’Eritrea, ma anche contro l’Africa e i paesi in via di sviluppo”, denunciando la parzialità della commissione.

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