Dopo la vittoria del leave (lasciare) nel referendum britannico del 23 giugno, si parla molto dell’articolo 50 del trattato di Lisbona, che definisce la procedura per lasciare volontariamente l’Unione. La formulazione è vaga: 250 parole, cinque paragrafi. “Quasi come se i suoi redattori pensassero che non sarebbe mai stato usato”, scrive il Guardian. Il parlamento europeo il 28 giugno ha approvato una mozione che chiede al primo ministro britannico di invocare rapidamente l’articolo 50, dopo la vittoria della Brexit. Cameron invece ha detto che non sarà lui a farlo, ma lascerà questo compito al suo successore, che dovrebbe essere scelto entro il 2 settembre.

Cosa dice l’articolo 50?

L’articolo 50 dice che ogni stato membro può decidere di ritirarsi dall’Unione europea conformemente alle sue norme costituzionali. Se decide di farlo, deve informare il Consiglio europeo della sua intenzione e negoziare un accordo sul suo ritiro, stabilendo le basi giuridiche per un futuro rapporto con l’Unione europea. L’accordo deve essere approvato da una maggioranza qualificata degli stati membri e deve avere il consenso del parlamento europeo. I negoziatori hanno due anni a disposizione dalla data in cui viene chiesta l’applicazione dell’articolo 50 per concludere un accordo, ma questo termine può essere esteso. Se in un momento successivo lo stato che ha lasciato l’Unione vuole rientrarvi deve ricominciare le procedure di ammissione. Nessuno stato ha mai invocato finora l’articolo 50, il Regno Unito sarà il primo.

Che tempi ci sono per invocare l’articolo 50?

I tempi per il ricorso all’articolo 50 sono diventati il principale contenzioso dopo il referendum del 23 giugno. Nel suo discorso di dimissioni David Cameron ha chiarito che non c’è fretta di procedere: “Una trattativa con l’Unione europea dovrà essere intrapresa da un nuovo primo ministro e penso che sia giusto che questo nuovo premier prenda la decisione su quando far ricorso all’articolo 50 e avviare il processo formale per lasciare l’Unione europea”. Anche i sostenitori della Brexit all’interno dello schieramento conservatore sono determinati ad aspettare: non vogliono che il Regno Unito si sieda al tavolo delle trattative con una leadership debole come quella di un premier dimissionario. Il partito nazionalista Ukip, tuttavia, ha chiesto che la procedura sia avviata “non appena possibile”. I leader europei, arrabbiati e delusi, vogliono che il Regno Unito esca rapidamente in modo da limitare l’instabilità ed evitare che altri paesi mettano in discussione la loro permanenza nell’Unione. Il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha detto: “Questo processo deve cominciare il più presto possibile”. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha dichiarato: “Non ha alcun senso aspettare fino a ottobre per negoziare l’uscita di Londra”.

Che può fare l’Unione europea?

Per quanto gli europei vogliano accelerare il processo di uscita del Regno Unito, hanno pochi mezzi legali per farlo. Infatti non è previsto alcun meccanismo per costringere uno stato a uscire dall’Unione europea. L’articolo 50 può essere invocato solo dallo stato che voglia lasciare l’Unione e da nessun altro stato membro o istituzione europea. L’unica iniziativa consentita all’Unione è semmai il ricorso all’articolo 7 del trattato di Lisbona, in base al quale l’Unione può sospendere uno stato membro se ritiene che violi i princìpi fondamentali di libertà, democrazia, uguaglianza. Questo articolo non è mai stato invocato.

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