L’Italia è pronta a “considerare positivamente” l’eventuale uso delle basi italiane e il sorvolo dello spazio aereo nazionale, per le operazioni degli Stati Uniti, impegnati nel conflitto in Libia su richiesta del governo di unità nazionale libico. L’ha affermato la ministra della difesa italiana Roberta Pinotti che ha risposto a un’interrogazione parlamentare alla camera il 3 agosto. Ecco cosa ha detto la ministra:

  • “Il governo ritiene che il successo della lotta per l’eliminazione delle centrali terroristiche in Libia sia di fondamentale importanza per la sicurezza non solo di quel paese ma anche dell’Europa e dell’Italia”.
  • L’Italia è convintamente parte della lotta contro l’Isis (gruppo Stato islamico) “e con altrettanta determinazione sostiene come fondamentale il coinvolgimento diretto e attivo delle popolazioni e dei governi locali nella lotta al terrorismo a cui dare, su specifica richiesta, il necessario supporto”.
  • Secondo Pinotti, “tale richiesta di supporto emerge chiaramente dalle parole del presidente Serraj” e “per tali ragioni il governo mantiene aperta una linea di dialogo diretta e assidua sia con controparte libica e sia con gli alleati americani per verificare lo sviluppo delle operazioni e l’eventuale esigenza di supporto indiretto”.
  • Ha detto ancora Pinotti: “il governo è pronto a considerare positivamente un eventuale utilizzo delle basi e degli spazi aerei nazionali a supporto delle operazioni, dovesse tale evenienza essere ritenuta funzionale ad una più efficace e rapida conclusione dell’azione in corso”.
  • Finora, ha precisato la ministra, l’operazione “non ha interessato l’Italia né logisticamente né per il sorvolo del territorio nazionale”.
  • Secondo la ministra, l’operazione militare è “in piena coerenza con la risoluzione delle Nazioni Unite numero 2259 del 2015 e in esito a una specifica richiesta di supporto formulata dal legittimo governo libico per il contrasto all’Isis nell’area di Sirte”.
  • Le forze libiche che hanno riconosciuto il governo del primo ministro Fayez al Serraj stanno combattendo una “dura battaglia” per contrastare lo Stato islamico, tra “grandi difficoltà e a caro prezzo” per i militari e la popolazione civile, in particolare per la mancanza di “capacità d’individuazione dei bersagli militari e per l’ingaggio di precisione”.
  • L’azione militare americana, ha confermato Pinotti, non prevede l’uso di forze di terra.

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