Un nuovo attentato ha provocato almeno un morto e trenta feriti in Thailandia, dove la sera del 23 agosto due esplosioni hanno colpito la città di Pattani, nel sud del paese, zona di forti tensioni a causa della presenza di gruppi separatisti islamici. L’attentato, il cui obiettivo era un albergo, non è stato rivendicato ed è stato compiuto con un’auto carica di esplosivo.

L’attacco si è verificato a due settimane di distanza da una serie di esplosioni che l’11 e il 12 agosto hanno colpito diverse località turistiche del paese, tra le quali Phuket, provocando la morte di quattro persone e decine di feriti.

Le indagini procedono lentamente. Le autorità hanno segnalato tre sospettati e parlano di circa venti persone che avrebbero partecipato agli attentati; sarebbero quasi tutti musulmani provenienti dal sud, ma non si esclude l’intervento di oppositori politici delusi dai risultati di un recente referendum di modifica costituzionale.

Il 17 agosto la Thailandia ha commemorato il primo anniversario dell’attentato al santuario di Erawan del 2015, il più letale della storia del paese, che ha provocato 20 morti e 125 feriti. Il processo ai due sospettati per quell’attentato – entrambi uiguri, un’etnia vittima di repressione in Cina – doveva cominciare il 23 agosto, ma è stato spostato al 15 settembre. I due imputati hanno dichiarato che le loro confessioni gli sono state estorte con la tortura mentre si trovavano in carcere, ma i magistrati non hanno accolto le loro proteste.

La ribellione nascosta dal governo

Un analista del gruppo di lavoro International crisis group, intervenuto sul New York Times, afferma che il governo tailandese ha cercato di nascondere all’opinione pubblica la ribellione separatista che da tempo infiamma alcune province del sud del paese.

La Thailandia continua inoltre a vivere una situazione politica tesa e frammentata. In un paese abituato ai colpi di stato, i tailandesi hanno votato il 7 agosto per un referendum a favore di una costituzione modificata dai militari golpisti con l’obiettivo di indebolire per via istituzionale il potere che hanno rovesciato.

Un oppositore politico intervistato di recente dal quotidiano The Indian Express ritiene che gli elettori abbiano votato a favore della stabilità forzata offerta dalla costituzione della giunta. Dal sito locale Khaosod, un militante afferma che gli oppositori alla giunta sono ormai scoraggiati.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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