Il 29 agosto la presidente brasiliana, temporaneamente sospesa in seguito alla messa in stato d’accusa, è comparsa davanti ai senatori per difendersi dall’accusa di aver truccato i conti pubblici nel 2014. Ha parlato per 45 minuti, al termine dei quali è stata sottoposta a delle domande, quindi sono cominciate le dichiarazioni di voto dei senatori. In aula erano presenti anche l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva e il musicista Chico Buarque, sostenitori della presidente. “Siamo a un passo dal colpo di stato”, ha detto Rousseff. Migliaia di persone sono scese in piazza per sostenere la presidente in tutto il paese. Serviranno i due terzi dei senatori per approvare la destituzione definitiva del capo dello stato. Se il senato voterà definitivamente per la destituzione, il presidente ad interim Michel Temer rimarrà in carica fino al 2018, quando saranno convocate nuove elezioni.
Il discorso di Dilma Rousseff davanti al senato
L’ultimo passo verso la destituzione
Il 10 agosto il senato ha deciso di dare avvio al processo contro la presidente Rousseff, il processo è cominciato il 25 agosto. Il pronunciamento dei senatori è atteso il 30 agosto. Se sarà destituita, Dilma Rousseff perderà i suoi diritti politici per otto anni, e il Partito dei lavoratori (Pt) lascerà il governo del paese, che controlla da 13 anni. La presidente è stata sospesa dalle sue funzioni per 180 giorni (la sospensione è cominciata il 12 maggio) dopo che il parlamento aveva dato il via libera a un’inchiesta interna sulla gestione dei conti pubblici. Il vicepresidente Michel Temer ha assunto il potere ad interim. Temer, 75 anni, del partito Partito del movimento democratico brasiliano (Pmdb), ha collaborato a lungo con Rousseff prima di diventare il suo principale avversario. La presidente lo accusa ora di aver realizzato, insieme all’opposizione di destra, un colpo di stato sotto la maschera della legalità.
Le accuse contro Dilma Rousseff
I sostenitori di Rousseff credono che l’accusa di aver falsificato i bilanci non sia sufficiente a destituire la presidente, che di fatto non è indagata dalle autorità giudiziarie in nessuna delle inchieste per corruzione in cui sono coinvolti invece altri politici brasiliani. Elettori ed eletti del Partito dei lavoratori (Pt) definiscono la procedura di impeachment come un “colpo di stato” e promettono di continuare la loro battaglia nelle piazze e in senato. Eppure la popolarità di Rousseff è ai minimi storici nel paese, afflitto da una grave crisi economica. Durante le Olimpiadi, molti sostenitori di Rousseff hanno manifestato a Rio de Janeiro il loro sostegno alla presidente.
La messa in stato di accusa è cominciata nell’ottobre del 2015, quando la corte dei conti ha bocciato il bilancio presentato dal governo l’anno precedente. Secondo le accuse, la presidente avrebbe manipolato i conti prima delle elezioni del 2014, per fare in modo che il deficit apparisse più basso.
Lo scandalo Petrobras
La presidente inoltre è accusata di essere coinvolta, seppur indirettamente, nell’inchiesta per corruzione, avviata nel marzo del 2014 sull’azienda petrolifera nazionale Petrobras (Petróleo Brasileiro S.A). Lo scandalo ha toccato i dirigenti della compagnia petrolifera di stato e le principali aziende brasiliane per le costruzioni e i lavori pubblici (Btp), che si occupavano dei cantieri delle infrastrutture per l’estrazione di petrolio sulle coste brasiliane.
Secondo l’accusa, la Btp ha formato un cartello per controllare questi appalti e ha gonfiato i contratti lucrando dall’1 al 3 per cento del loro valore. In cambio i principali partiti del paese hanno ricevuto tangenti e finanziamenti illeciti, usati per pagare le loro campagne elettorali.
Oltre a Rousseff, nello scandalo sono implicati i vertici del Partito dei lavoratori (Pt): in particolare l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, indagato per frode e riciclaggio perché secondo la procura sarebbe stato al centro del sistema di corruzione. Nel marzo del 2016 Rousseff ha nominato Lula capo di gabinetto del suo governo, ufficialmente per risollevare la situazione economica del paese, in realtà secondo alcuni per garantirgli l’immunità.
Secondo i suoi avversari, Rousseff, che è stata presidente del consiglio d’amministrazione della Petrobras, ministra dell’energia del governo Lula dal 2003 al 2005 e capo di gabinetto del governo al tempo dei fatti contestati dall’inchiesta, non poteva non sapere della corruzione ai vertici della compagnia petrolifera. Inoltre, anche se non ha preso tangenti, secondo l’accusa ha beneficiato dei fondi illeciti per finanziare le campagne presidenziali del 2010 e del 2014.
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