L’8 novembre si concluderanno le operazioni di voto, cominciate già a fine settembre in trentasette stati su cinquanta, per eleggere il 45° presidente degli Stati Uniti. Si tratterà tuttavia di un’elezione indiretta. Sono infatti i 538 grandi elettori, eletti a loro volta stato per stato, che il 12 dicembre eleggeranno il successore di Barack Obama.
Quanti grandi elettori ci sono?
Il collegio elettorale è composto da 538 grandi elettori. Per diventare presidente, un candidato deve ottenere i voti di almeno 270 grandi elettori.
A ciascuno stato è attribuito un numero di grandi elettori equivalente al numero dei suoi rappresentanti al congresso: ossia due senatori – a prescindere dal suo peso demografico – e il numero dei rappresentanti che ha diritto di mandare alla camera, determinato in base alla sua popolazione.
California, Texas, Florida e New York hanno diritto a più di un quarto dei grandi elettori. Il Montana, il Wyoming, i due Dakota, l’Alaska, il Delaware e il Vermont, stati poco popolosi, rappresentano ciascuno tre grandi elettori del collegio elettorale. La California, lo stato più popoloso del paese, ne ha cinquantacinque, seguita dal Texas (trentotto), dalla Florida e dallo stato di New York (ventinove a testa). Tre grandi elettori rappresentano poi il distretto federale di Washington.
Tenuto conto dell’evoluzione del panorama politico, però, la maggior parte degli stati non sono più una vera sfida per i candidati. Gli stati del sud e delle grandi pianure del Midwest sono “stati rossi”, attribuiti ai repubblicani, quelli del nordest e della costa occidentale sono da annoverare tra gli “stati blu”, attribuiti ai democratici.
Chi può diventare grande elettore?
Il secondo comma dell’articolo II della costituzione degli Stati Uniti d’America indica che il presidente e il vicepresidente sono scelti dai grandi elettori, ma non precisa il modo in cui i singoli stati li designano. “Né senatori né rappresentanti né altri che abbiano un incarico fiduciario o retribuito dagli Stati Uniti potrà essere nominato elettore”, si precisa.
In realtà, ogni stato ha un suo sistema per nominare i grandi elettori, che di solito vengono selezionati come ringraziamento per il lavoro svolto in favore del partito o del candidato. Il sito d’informazione Politico rileva che per le elezioni del 2016 i partiti hanno scelto personaggi molto diversi tra loro per diventare grandi elettori in vista dello scrutinio dell’8 novembre. Il Partito repubblicano, per esempio, ha previsto di nominare un militante antiabortista in Missouri, mentre Bill Clinton, un omonimo dell’ex presidente, potrà essere chiamato a votare in qualità di grande elettore se Hillary Clinton dovesse vincere nello stato di New York.
Per chi votano di preciso i grandi elettori?
Il giorno delle elezioni, “il primo martedì successivo al primo lunedì di novembre”, cioè quest’anno l’8 novembre, i cittadini che si sono iscritti nel registro elettorale vengono chiamati a segnare la casella corrispondente al candidato alla presidenza di loro scelta. Di fatto, però, il voto popolare consente di scegliere i grandi elettori affiliati a un candidato in particolare. Per esempio, se Hillary Clinton otterrà la maggioranza dei voti in California, i 55 grandi elettori dello stato saranno quelli in precedenza selezionati dal Partito democratico.
In quarantotto dei cinquanta stati e nel distretto federale il candidato che arriva per primo ottiene tutti i grandi elettori in gioco, secondo il principio “chi vince prende tutto”. In Maine e in Nebraska il sistema è diverso e include una dose di proporzionalità: un grande elettore viene scelto in ciascuno dei distretti congressuali in base al risultato del voto popolare, mentre due grandi elettori vengono designati in base al risultato globale nello stato.
L’elezione definitiva del presidente avviene solo “il primo lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre”, quest’anno il 12 dicembre. I grandi elettori si riuniranno nella capitale del loro stato e voteranno direttamente per il presidente. I 538 grandi elettori non si riuniscono a livello nazionale. Lo spoglio del loro voto avverrà quindici giorni dopo in senato, a Washington. Il candidato a quel punto verrà dichiarato ufficialmente vincitore. L’investitura del nuovo presidente avverrà il 20 gennaio 2017.
I grandi elettori sono obbligati a rispettare il voto popolare?
Solo ventiquattro stati hanno dei testi di legge che obbligano i grandi elettori a seguire il voto popolare e a votare per il candidato per cui sono stati scelti. Il provvedimento è stato approvato dalla corte suprema nel 1952 (sentenza Ray contro Blair). I grandi elettori designati dai partiti o dai candidati alla presidenza che abbiano prestato giuramento sono nella maggioranza dei casi leali al candidato e al partito.
I casi di “tradimento” sono molto rari: in occasione delle elezioni del 2000, per protestare contro la debole rappresentanza del District of Columbia nel collegio elettorale, Barbara Lett-Simmons aveva scelto di non votare piuttosto che votare per Al Gore. Il suo rifiuto non ha modificato il risultato elettorale, poiché George W. Bush è stato eletto con 271 voti. Nel 2004, un grande elettore del Minnesota che avrebbe dovuto votare per John Kerry aveva per errore votato per John Edwards, il candidato alla vicepresidenza scelto da… John Kerry.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Questo articolo è apparso sul quotidiano francese Le Monde.
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