Negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale Donald Trump ha guadagnato consensi, secondo i sondaggi, sia a livello nazionale sia a livello statale. Oggi secondo Real Clear Politics, che realizza una media degli ultimi sondaggi, Hillary Clinton ha un vantaggio di 3,2 punti su Trump, più o meno la metà del vantaggio che aveva dieci giorni fa.

Ma per il candidato repubblicano il percorso verso la vittoria resta comunque pieno di ostacoli, e Clinton è ancora favorita. Per capire perché bisogna osservare la mappa elettorale, aggiornata con gli ultimi sondaggi, e valutare la situazione stato per stato. Nella mappa in basso gli stati colorati sono quelli dove uno dei candidati è molto o abbastanza in vantaggio (blu per Clinton, rosso per Trump) e che quindi possono essere assegnati, fermo restando la possibilità di clamorosi errori nei sondaggi.

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Si capisce che Clinton parte da una posizione di netto vantaggio. Entra nella Casa Bianca il candidato che conquista almeno 270 grandi elettori, e la candidata democratica parte da una base di 252, quindi gliene servono altri 18, mentre a Trump, che parte da 164, ne servono 106. Quindi l’elezione si giocherà sui nove stati dove il risultato è più incerto e che assegnano in totale 122 grandi elettori. Sulla mappa questi stati sono colorati in grigio.

Tre condizioni
Per vincere Trump deve fare tre cose. La prima: vincere negli stati che il candidato repubblicano Mitt Romney riuscì a conquistare quattro anni fa, cioè Arizona, Georgia e North Carolina. Sono tutti stati che fino a non molto tempo fa erano solidamente conservatori, ma sono stati trasformati dalla mobilitazione delle minoranze (gli elettori di origine latinoamericana in Georgia e Arizona e i neri in North Carolina), che ha spostato la politica locale un po’ più a sinistra. Se Trump dovesse perdere uno o più di questi stati le cose per lui si complicherebbero parecchio: Clinton si avvicinerebbe ulteriormente alla soglia dei 270 grandi elettori e vorrebbe dire che i repubblicani hanno perso molti consensi anche tra i loro elettori tradizionali. Secondo gli ultimi sondaggi, Trump è in vantaggio in Arizona e Georgia, mentre in North Carolina i due candidati sono appaiati.

Anche se dovesse conquistare questi tre stati, Trump avrebbe fatto solo una piccola parte del lavoro. Qui arriviamo alla seconda condizione: conquistare la Florida. Nel 2000 e nel 2004 questo stato ha di fatto consegnato la vittoria a George W. Bush, il candidato repubblicano, ma nel 2008 e nel 2012 lo stato ha votato per Barack Obama. Perdendo questo stato, Trump non avrebbe praticamente nessuna possibilità di vincere le elezioni: anche se conquistasse tutti gli altri stati in bilico si ritroverebbe comunque sotto Clinton, che con la Florida arriverebbe a 281 grandi elettori. Secondo gli ultimi sondaggi, Clinton è leggermente in vantaggio, e secondo il sito di previsioni di Nate Silver ha il 52 per cento di possibilità di vittoria.

Terza condizione per Trump: conquistare almeno tre dei cinque stati contesi rimasti. Sulla carta non è impossibile. Iowa, Michigan, Ohio e New Hampshire sono stati della cintura industriale, dove è ben rappresentato un elettorato teoricamente sensibile al messaggio di Trump: operai bianchi con un basso livello di istruzione e famiglie indignate per la crisi del settore manifatturiero che vedono con antipatia i trattati internazionali e l’immigrazione. Inoltre, in questi stati i neri e i latinos, che sono un pezzo fondamentale della base elettorale di Clinton, sono molti meno che nel sud e nell’ovest del paese. Il Nevada, invece, è uno stato con una grossa presenza ispanica (26,5 per cento della popolazione), ma dove Trump sembra avere un forte sostegno tra gli elettori bianchi.

Il problema, per il candidato repubblicano, è che tutti questi stati hanno votato per i democratici alle ultime due elezioni. Secondo i sondaggi, Trump è in vantaggio in Ohio e in Iowa, ma una vittoria lì non gli basterebbe per entrare alla Casa Bianca: vincendo questi due stati (e sommando i loro grandi elettori a quelli ottenuti vincendo Florida, Arizona, Georgia e North Carolina) arriverebbe a 259 grandi elettori, 11 meno dei 270 necessari.

Una strada in salita
Per arrivarci dovrebbe conquistare i sei grandi elettori del Nevada, i quattro del New Hampshire e un grande elettore del secondo distretto del Maine (questo stato è l’unico, insieme al Nebraska, ad attribuire i suoi grandi elettori su grandi collegi, quindi entrambi i candidati possono conquistare dei grandi elettori). Secondo gli ultimi sondaggi, Hillary Clinton è in vantaggio in tutte e tre le corse. Soprattutto in New Hampshire, dove gli ultimi tre sondaggi danno la candidata democratica in vantaggio di 2,5 e 11 punti. Se dovesse trovare chiuso anche questo percorso, a Trump resterebbe solo una possibilità: conquistare i 16 grandi elettori del Michigan.

Non è un caso se Trump ha deciso di tenere l’evento finale della sua campagna elettorale a Detroit, la più importante città dello stato. Ma i sondaggi lo danno indietro: secondo la media realizzata da Nate Silver, in Michigan Clinton è avanti di circa 4 punti, e ha il 78 per cento di possibilità di vittoria.

Per tutti questi motivi, l’8 novembre Trump ha bisogno di almeno una grossa sorpresa. Secondo i sostenitori del candidato repubblicano, la sorpresa potrebbe arrivare da Wisconsin e Pennsylvania, due stati dove nelle ultime settimane Trump ha cercato di recuperare terreno rivolgendosi ai lavoratori della classe media. Se il repubblicano riuscisse a vincere uno di questi stati potrebbe riaprire i giochi e aprirsi una strada verso la Casa Bianca, ma gli ultimi sondaggi non sono dalla sua parte: Clinton è in vantaggio di più di cinque punti in Wisconsin e di circa quattro punti in Pennsylvania.

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