Nella notte tra il 14 e il 15 novembre il ministro dello sviluppo economico russo Aleksej Ulyukaev è stato arrestato con l’accusa di corruzione durante un’operazione dei servizi segreti russi (Fsb). Dopo diverse ore di interrogatorio, Ulyukaev è stato messo agli arresti domiciliari ed è stato sollevato dalle sue funzioni. Rischia fino a quindici anni di carcere.
Secondo gli inquirenti, Ulyukaev ha cercato di ottenere due milioni di dollari dal gruppo petrolifero Rosneft, diretto da Igor Sechin, uno stretto collaboratore del presidente russo Vladimir Putin. La proprietà di Rosneft è in maggioranza del governo russo. Ulyukaev avrebbe chiesto questa somma in cambio del via libera all’acquisizione della quota di maggioranza di Bashneft, un altro gruppo petrolifero pubblico (l’operazione è stata completata in ottobre). Il ministro sarebbe stato arrestato nella sede di Rosneft mentre stava ricevendo la tangente.
Dalla fine dell’Unione Sovietica, non era mai stato arrestato nessun funzionario pubblico di questo livello. Laureato all’università di Grenoble, in Francia, Ulyukaev è più un burocrate che un politico. Negli anni novanta ha fatto parte del movimento liberale, poi si è progressivamente inserito nel sistema di potere putiniano fino a diventare ministro nel giugno del 2013.
Le incoerenze dell’inchiesta
Gli analisti s’interrogano sulle motivazioni del suo arresto e mettono in evidenza le incoerenze dell’inchiesta. La vendita della quota di maggioranza di Bashneft al gruppo Rosneft è stata un affare che andava ben oltre le competenze di Ulyukaev, scrive il giornale russo Novaja Gazeta: “È del tutto inverosimile che Ulyukaev abbia potuto permettersi di chiedere una tangente alla Rosneft di Sechin, che è molto più potente di lui”. Secondo Andrej Kolesnikov, del centro studi Carnegie a Mosca, il caso Ulyukaev segna l’inizio della campagna presidenziale russa del 2018. L’arresto del ministro è visto come la prima tappa nella costruzione della futura équipe: “Quando in un sistema politico non c’è competizione, questa è gestita direttamente dal capo dello stato”.
Ma dal momento che circolavano già voci sulle dimissioni di Ulyukaev, perché non licenziarlo senza troppo scalpore? L’obiettivo dell’arresto, la cui messa in scena notturna ricorda le purghe staliniane, secondo gli analisti è quello di impaurire e paralizzare tutti i collaboratori di Putin in modo che rimangano fedeli al loro capo mentre si avvicina la nuova scadenza elettorale.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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