Donald Trump ha presentato il programma per i primi cento giorni della sua presidenza che prevede in particolare il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato transpacifico (Tpp) e un’inchiesta sulle procedure di concessione dei visti di lavoro nel paese. Il futuro presidente repubblicano, che assumerà le sue funzioni il 20 gennaio, ha diffuso un video parlando di questi argomenti.
In questo video Trump indica la sua intenzione di ritirarsi dal Tpp, definito una “catastrofe all’ennesima potenza per il nostro paese”. Durante la campagna elettorale ha chiaramente detto di essere contrario al trattato e all’Alena (Accordo di libero scambio nordamericano), che considera negativi per l’occupazione negli Stati Uniti. Firmato da dodici paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Australia e il Giappone (ma non dalla Cina), il Tpp non è stato ancora ratificato da nessuno stato.
Trump vuole sostituire il Tpp con degli accordi commerciali bilaterali che “riporteranno l’occupazione e l’industria sul territorio americano”. “Il mio programma sarà fondato su un semplice principio fondamentale: l’America viene prima”, afferma nel video. Trump prevede anche di annullare alcune restrizioni alla produzione di energia, in particolare sul petrolio, il gas di scisto e il carbone, creando anche “molti milioni di posti di lavoro ben pagati”.
Nessuna novità sul governo
Il presidente eletto ha affermato inoltre che chiederà al dipartimento del lavoro di indagare sugli abusi in materia di visti concessi ai cittadini stranieri che vogliono lavorare negli Stati Uniti. Il 21 novembre il neopresidente ha continuato le sue consultazioni per formare il governo ma non ha fatto annunci e oggi incontrerà i mezzi d’informazione. Trump ha anche avuto un colloquio con la democratica Tulsi Gabbard.
Gabbard, rappresentante alla camera dei rappresentanti per le Hawaii, ha sostenuto Bernie Sanders durante le primarie dei democratici per le presidenziali del 2016 contro Hillary Clinton. Ex militare in Iraq, la deputata ha spiegato di aver avuto con il nuovo presidente una discussione “franca e positiva” incentrata sulla guerra in Siria, sulla lotta al terrorismo e su altre questioni di politica estera.
(Traduzione di Andrea de Ritis)
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