In quindici anni Astrid Mayer, direttrice di un’agenzia per l’impiego della quinta circoscrizione di Vienna, non ha mai visto niente di simile. L’Austria, che il 4 dicembre tornerà a votare per le presidenziali, ha paura del declassamento economico, nonostante dei risultati che farebbero sognare molti dei suoi partner europei.
Un deficit pubblico dell’1 per cento, il terzo tasso di disoccupazione più basso della zona euro, un capitale individuale raddoppiato in quindici anni e che raggiunge 210mila euro: la piccola repubblica alpina appare sempre come uno dei paesi più prosperi del continente. Ma il numero di persone senza lavoro cresce a ritmo regolare, mentre presso i cugini tedeschi la curva della disoccupazione tocca un minimo storico. Solo il 23 per cento degli austriaci crede in un futuro migliore, secondo un recente sondaggio dell’istituto Imas. “Le cose peggiorano ogni anno”, confida Mayer.
Doris Blei, 48 anni, ha appena trovato un nuovo lavoro dopo essere stata licenziata dalla sua banca, ma “le cose sono difficili, soprattutto quando s’invecchia”, spiega.
Con più di 410mila disoccupati ufficialmente dichiarati, il paese, di 8,7 milioni d’abitanti, abituato da lungo tempo al pieno impiego, non si sente più al sicuro, anche perché il tasso di disoccupazione calcolato secondo i criteri nazionali (8,6 per cento) è superiore a quello calcolato dall’Unione europea (6,3 per cento). La questione economica è onnipresente nella campagna per l’elezione presidenziale che il 4 dicembre vedrà il candidato d’estrema destra Norbert Hofer affrontare l’ecologista liberale Alexander Van der Bellen.
Un paese che esporta a est
Dotata d’un solido settore turistico e di un’agricoltura ad alto valore aggiunto, l’Austria beneficia anche di un tessuto industriale di alto livello e di una situazione geografica che le hanno permesso di essere uno dei principali beneficiari dell’allargamento a est dell’Ue. Le bibite Red Bull e Pago, le moto Ktm, le caramelle Pez, le pistole Glock sono tutti prodotti austriaci che hanno conquistato il mondo. Il paese, che gode di eccellenti infrastrutture e di una manodopera altamente qualificata, possiede anche alcuni dei leader mondiali dell’ingegneria (Andritz) o dei produttori di acciai speciali (Voestalpne).
“L’Austria è stata una dei paesi che più ha avuto più benefici dall’Unione europea, dall’euro e dall’allargamento dell’Ue”, riconosce Stefan Pierer, amministratore delegato di Ktm, un’azienda con cinquemila dipendenti e la cui produzione è destinata per il 98 per cento all’esportazione.
Ma il peso degli oneri sociali, le difficoltà burocratiche e la rigidità del diritto del lavoro sono, a suo avviso, dei freni sempre più forti alla competitività.
Alcuni aspetti corporativistici e il mantenimento di regole protezionistiche non scritte hanno evitato l’irruzione dei giganti stranieri, in particolare nella grande distribuzione. Ma rappresentano anche un freno all’innovazione, rilevano gli analisti. “In realtà, le persone non hanno mai goduto di un benessere simile”, sottolinea Schellhorn. “Ma il sentimento generale è che le cose stiano peggiorando”, nonostante un tasso di crescita dell’1,3 per cento nel terzo trimestre.
Secondo gli analisti il candidato di destra riscuote consensi sia tra la classe media sia tra gli operai
Il cancelliere socialdemocratico Christian Kern lo ha riconosciuto: il numero di persone che hanno un lavoro nel paese è ai massimi storici, ma il tasso di disoccupazione aumenta a causa dell’aumento dell’età pensionabile e soprattutto della presenza di circa 160mila lavoratori di altri paesi europei, un’altra conseguenza dell’allargamento.
È questo un elemento spesso evocato dal candidato Norbert Hofer, del Partito per la libertà dell’Austria (Fpö), che nel corso della sua campagna non ha smesso di ripetere che “i posti di lavoro austriaci devono andare in primo luogo agli austriaci”. Promettendo al contempo un mantenimento delle protezioni sociali, un aumento degli investimenti nelle infrastrutture e un abbassamento delle tasse e degli oneri sociali, le sue parole riscuotono interesse sia tra le classi medie sia tra gli operai, secondo gli analisti.
Il suo avversario, Alexander Van der Bellen, ha denunciato i pericoli di qualsiasi tentazione protezionistica, ricordando che l’economia austriaca dipende al 40 per cento dalle esportazioni.
I due candidati sono testa a testa nei sondaggi. A maggio, dopo le elezioni annullate a causa di alcuni vizi di procedura, Van der Bellen aveva vinto con un vantaggio di poco inferiore a 31mila voti.
(Traduzione di Federico Ferrone)
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