Come a ogni inizio anno, il leader nordcoreano Kim Jong-un si è lasciato andare a dichiarazioni bellicose. In un discorso pronunciato il 1 gennaio, Kim ha annunciato che il suo paese “sta finalizzando i preparativi per il test di un missile balistico intercontinentale”. Anche se Pyongyang ha realizzato cinque test nucleari negli ultimi dieci anni (ottobre 2006, maggio 2009, febbraio 2013, gennaio e settembre 2016) e più di venti test di missili balistici solo nel 2016, finora non è mai riuscita a lanciare un missile di gittata superiore a 5.500 chilometri.
Non tenendo conto delle risoluzioni dell’organizzazione delle Nazioni Unite, che in molte occasioni ha imposto alla Corea del Nord di rinunciare al suo programma nucleare, Kim Jong-un, al potere dal dicembre del 2011, ha affermato che la Corea del Nord è ormai “una potenza militare in Oriente e che neanche il più potente dei suoi nemici può toccarla”.
Il leader di Pyongyang ha anche insistito sul fatto che continuerà a sviluppare il suo arsenale finché gli Stati Uniti rimarranno ostili e continueranno le loro manovre congiunte con la Corea del Sud, paese con il quale la Corea del Nord è tecnicamente ancora in guerra dopo l’armistizio di Panmunjom firmato il 27 luglio 1953.
Il tempismo di Kim
Secondo Steve Evans, corrispondente della Bbc a Seoul, le parole di Kim Jong-un sono rivolte sia ai nordcoreani sia alla comunità internazionale, in particolare a Washington. In entrambi i casi l’obiettivo è mettere in evidenza la potenza della Corea del Nord per consolidare il proprio potere.
Gli esperti della regione sono convinti che il momento scelto per queste dichiarazioni non è casuale: negli Stati Uniti Barack Obama si appresta a passare il testimone il 20 gennaio a Donald Trump – che ha assicurato che nessun missile nordcoreano raggiungerà il suolo statunitense – mentre in Corea del Sud la presidente Park Geun-hye è indebolita dalla messa in stato d’accusa.
In un editoriale dai toni allarmati, il Korea Herald parla di un clima d’incertezza che incombe sul 2017. Il suo principale timore è l’imprevedibilità delle scelte del futuro presidente degli Stati Uniti che, dopo aver definito Kim Jong-un un “pazzo”, si è detto a incontrarlo per “mangiare un hamburger”.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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