Recep Tayyip Erdoğan è a un passo dal sogno di diventare un superpresidente. Il parlamento turco ha infatti adottato in prima lettura un progetto di riforma costituzionale che garantirebbe al capo dello stato poteri illimitati, senza contrappesi. In concreto questa legge, che i membri del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp, fondato da Erdoğan nel 2001) considerano necessaria per affrontare i problemi economici e di sicurezza del paese, prevede che il presidente possa nominare e licenziare i ministri, tornare a essere il capo del suo partito e governare in teoria fino al 2029 – o addirittura fino al 2034.

Un altro cambiamento importante è l’abolizione dell’incarico di primo ministro. Cosa che non sembra disturbare molto l’attuale capo del governo. “In seno all’esecutivo ci deve essere una sola autorità”, ha dichiarato Binali Yıldırım la settimana scorsa durante un dibattito.

Gli esponenti dell’opposizione e i militanti per la democrazia vedono in questa legge, che sostituirà la costituzione del 1982, un’ulteriore deriva verso l’autoritarismo. Dal 2014, anno in cui è stato eletto a suffragio universale – una novità in Turchia – Erdoğan, 62 anni, ha continuato a rafforzare la sua autorità eliminando tutti coloro che l’ostacolavano, a cominciare dai giornalisti dei mezzi d’informazione liberi.

Presto un referendum
I 18 articoli del testo saranno oggetto di un nuovo dibattito e poi di un voto in seconda lettura. Se la riforma sarà approvata da almeno 330 dei 550 deputati, in primavera verrà organizzato un referendum.

Secondo Ilter Turan, professore di scienze politiche all’università Bilgi di Istanbul è molto probabile che in quel momento le autorità, invece di concentrarsi sul contenuto del testo, cercheranno di trasformare questo voto in un plebiscito a favore o contro l’Akp.

Nel clima di tensione che ormai caratterizza il paese dal colpo di stato fallito del 15 luglio 2016 – un’atmosfera segnata da una caccia alle streghe di enormi dimensioni – quest’evoluzione legislativa non promette un futuro più stabile, osserva Serkan Demirtaş del quotidiano Hürriyet. Invece Sami Selçuk, ex presidente della corte di cassazione, prevede un passaggio da uno “stato costituzionale” a uno “stato con una costituzione”: un cambiamento significativo.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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