In 36 anni passati alla guida dello Zimbabwe (l’ex Rhodesia del Sud), Robert Mugabe non si è mai piegato davanti a nessuno. Mugabe, che oggi festeggia il suo 93° compleanno, in un’intervista alla radio pubblica ha respinto ancora una volta l’idea di cedere il potere: “Solo il mio partito può chiedermi di ritirarmi, nel corso di un congresso o di una riunione del comitato centrale. Ma quello che mi viene chiesto è esattamente il contrario. Vogliono che mi ripresenti”.
Il partito Zanu-Pf (Unione nazionale africana dello Zimbabwe-Fronte patriottico) ha già presentato il “vecchio coccodrillo” come candidato alle elezioni presidenziali del 2018. E sua moglie Grace Mugabe ha dichiarato apertamente che il marito, anche da morto, raccoglierebbe dei voti. È un grave insulto agli elettori, ha commentato il settimanale zimbabweano The Standard.
Secondo alcuni le dichiarazioni di Grace Mugabe, 51 anni, vanno lette non tanto come la speranza macabra che suo marito governi anche dalla tomba, ma come un segno della sua ambizione a prendere il suo posto, diventando così la prima donna a governare il paese. Per la first lady, però, la strada verso la presidenza – che alcuni sostenevano fosse già spianata – si presenta più difficile e accidentata del previsto.
Guerra di successione
La stessa Mugabe ha spiegato che nelle alte sfere dello Zanu-Pf c’è chi la detesta e fa di tutto per sbarrarle la strada. Questa è solo una prova della guerra di successione che verrà. Se il giornale filogovernativo Sunday Mail tesse le lodi Robert Mugabe parlando del suo “stile di governo esemplare”, lo Zimbabwe Independent fa notare che i fedelissimi del presidente sono sempre meno numerosi.
Schiacciato da una grave crisi economica, lo Zimbabwe ha davanti un futuro incerto. In un articolo su New Zimbabwe, la studiosa di questioni africane Teresa Nogueira Pinto descrive tre scenari possibili dopo la morte di Mugabe: l’ascesa al potere dell’attuale vicepresidente Emmerson Mnangagwa, che porterebbe delle riforme; la vittoria di Grace Mugabe, sinonimo di grave crisi; o l’implosione dello Zanu-Pf, che si tradurrebbe in caos e violenze.
(Traduzione di Francesca Sibani)
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