Gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro campagna di bombardamenti contro Al Qaeda nella penisola araba (Aqap) per eliminare i jihadisti dallo Yemen. Da alcuni giorni le forze statunitensi hanno moltiplicato i raid aerei nel sud del paese, al confine tra le province di Shabwa, Abyan e Al Bayda.

Attraverso questi attacchi compiuti con aerei e droni – che hanno causato vari morti, tra cui un ex detenuto della prigione di Guantanamo, Yasir al Silmi – gli Stati Uniti cercano di impedire che Aqap, considerata il ramo più pericoloso di Al Qaeda, approfitti del caos provocato dalla guerra civile yemenita.

Dal marzo del 2015 una vasta coalizione guidata dall’Arabia Saudita combatte accanto agli uomini fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi contro i ribelli sciiti houthi sostenuti dall’Iran, il rivale regionale di Riyadh.

Secondo Ali Shihabi, direttore generale dell’Arabia foundation, un centro studi di Washington dedicato alla penisola araba, è importante che oltre all’Aqap siano sconfitti anche gli houthi, che definisce una “milizia che si mescola deliberatamente alla popolazione innocente”. Tuttavia Shihabi chiede ai sauditi di cambiare strategia per limitare le vittime civili.

La crisi sociale
Nel frattempo sul terreno la situazione umanitaria continua a degradarsi. In un rapporto pubblicato all’inizio del 2017, l’Unicef parlava della crisi dei servizi pubblici, sull’orlo dell’implosione, e della necessità di aiuti umanitari, in particolare per aiutare i bambini colpiti dalla carestia.

Il tessuto economico, urbano e sociale è devastato dal conflitto. Sempre più diffidenti gli uni verso gli altri, gli yemeniti sono disperati. “La guerra ci ha insegnato che nulla è eterno. Nessuno sa quando morirà”, dice uno di loro intervistato da Al Jazeera.

In questo contesto Michael Shank, professore all’Università di New York, chiede all’amministrazione Trump di versare i due miliardi di dollari (circa 1,9 miliardi di euro) di cui lo Yemen ha grande bisogno: “È così che si stringono le alleanze. È così che si batte l’insicurezza. È così che si sconfigge il terrore”.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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