All’interno del documento di economia e finanza approvato l’11 aprile alla camera, è inserita una delega al governo perché attivi il Reddito di inclusione attiva (Rei), uno strumento di sostegno al reddito legato all’impegno, da parte di chi lo riceve, a seguire un percorso formativo e d’inserimento al lavoro.

  • Cos’è il Rei? È un sostegno economico che viene fornito ai nuclei familiari che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta. Parallelamente vengono forniti, a livello comunale, una serie di strumenti mirati alla reintroduzione sociale e lavorativa.
  • Soggetti beneficiari. Sono le famiglie che hanno un reddito al di sotto della soglia di povertà assoluta in base all’Isee. Il reddito dichiarato è soggetto a un controllo ed eventualmente a una modifica tramite il confronto con un reddito presunto.
  • L’importo. Si calcola tramite la formula: soglia di povertà meno reddito disponibile della famiglia. Il trasferimento massimo corrisponde alla soglia di povertà. L’importo è maggiorato per le famiglie che vivono in una casa in affitto. L’entità del trasferimento si colloca in una posizione intermedia rispetto a quello vigente in altri paesi europei (Francia, Germania, Regno Unito, Spagna).
  • Effetti sulla popolazione. Le famiglie che rientrano nei parametri dovrebbero essere circa 1,5 milioni (pari al 6 per cento del totale, per il 45 per cento al centro nord e per il restante 55 per cento al sud).
  • Soggetti coinvolti. A livello centrale, il ministero del welfare e l’Inps; le regioni con un ruolo di raccordo tra centro e periferia; a livello territoriale, i comuni riuniti eventualmente in consorzi, il terzo settore, i centri per l’impiego, i distretti sanitari, gli istituti scolastici e gli istituti regionali di formazione.

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