Due campi, due posizioni radicalmente opposte. In Venezuela continua ad allargarsi la frattura tra il governo e l’opposizione. Alla “madre di tutte le manifestazioni”, organizzata il 19 aprile dall’opposizione, che ha la maggioranza in parlamento dopo le elezioni del dicembre 2015, il governo socialista di Nicolás Maduro ha risposto invitando i suoi sostenitori a unirsi alla “marcia delle marce”.

Il risultato di questo duello non proprio in punta di fioretto (la scorsa settimana durante le manifestazioni sono morte cinque persone) è che il paese bolivariano sta affondando nel caos. La popolazione soffre, messa in ginocchio dalla crisi economica dovuta al calo dei prezzi del petrolio – che garantisce allo stato il 96 per cento delle sue entrate in valuta estera – e dall’incompetenza del governo, fa notare La Libre Belgique.

Negli ultimi mesi l’accesso ai farmaci e al cibo è diventato sempre più difficile. La “dieta Maduro” ha un impatto anche sul piano economico: l’inflazione è fuori controllo e quest’anno potrebbe raggiungere il 1.660 per cento, secondo le previsioni a dir poco allarmistiche del Fondo monetario internazionale (Fmi).

In queste condizioni particolarmente precarie non sorprende che l’opposizione sia in crescita e che le persone abbiano voglia di cambiamento, spiega il Wall Street Journal. Per ora il fuoco della ribellione viene contenuto da Nicolás Maduro. Il 17 aprile il presidente ha ricevuto il sostegno “incondizionato” dell’esercito, una componente centrale della politica venezuelana.

Senza direzione
La resistenza, incarnata in particolare da Henrique Capriles Radonski, prende forma, ma dove potrà arrivare? Secondo il Daily Beast, per l’opposizione non si tratta solo di spodestare l’attuale presidente chavista, ma di capire che cosa potrebbe succedere dopo. Da questo punto di vista, regna la confusione.

In un articolo uscito sul sito del canale televisivo statunitense Fox News, Martin Rodil, presidente di un gruppo per la difesa della democrazia venezuelana con sede a Washington, ha dichiarato che Nicolás Maduro e i suoi alleati attraverso le loro manovre sono riusciti a minare l’ordine costituzionale e a creare una società totalitaria.

Nei giorni scorsi il governo ha lanciato nuovi slogan sui social network, tra cui uno che celebra “quattro anni di vittorie e lealtà”. Un altro ha descritto il presidente come indistruttibile. “Una fredda descrizione di un leader che ha fatto tanto male” al suo paese, ha commentato il New York Times in un recente editoriale.

(Traduzione di Giovanni Ansaldo)

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