Nel gennaio del 2016, un anno fa, molti giornali ripresero l’allarme della polizia europea, l’Europol, che avvertiva del rischio che diecimila bambini e ragazzi arrivati in Europa nell’ultimo anno fossero scomparsi: finiti probabilmente nelle mani di “una rete criminale internazionale” che aveva approfittato dell’arrivo di migliaia di persone senza documenti per strutturare un’attività illegale molto redditizia.

Il dato dell’Europol fu chiarito da una serie di inchieste giornalistiche e accademiche successive: i ragazzi in gran parte non erano “scomparsi”, ma si erano sottratti volontariamente al sistema di accoglienza istituzionale per raggiungere parenti e amici in altri paesi europei, perché il sistema per la richiesta dell’asilo o del ricongiungimento familiare nei paesi di arrivo come l’Italia e la Grecia era troppo lento e farraginoso.

In molte inchieste si denunciò che i minori di origine straniera erano i più vulnerabili tra i richiedenti asilo e i profughi, esposti allo sfruttamento da parte delle reti criminali. Molti minori hanno infatti urgenza di ripagare il debito che le loro famiglie hanno contratto con i trafficanti per finanziare il viaggio verso l’Europa e per questo diventano un bacino di manodopera a basso costo per le organizzazioni criminali che approfittano della loro disponibilità.

Nonostante le numerose denunce, nel corso del 2016 la situazione non è cambiata, ma il numero di minori arrivati in Italia via mare dalla Libia è drasticamente aumentato. Inoltre il ripristino dei controlli alle frontiere interne dell’Unione ha reso più pericoloso e difficile per i migranti spostarsi nello spazio Schengen e sono aumentate le denunce di respingimenti diretti in tutti i valichi di frontiera italiani: da Ventimiglia a Chiasso. Numerosi respingimenti riguardano minorenni. Gli strumenti legali e amministrativi in mano alle autorità per affrontare questo fenomeno non sono tuttavia cambiati e la proposta di legge Zampa che si occupa proprio di questo tema deve ancora essere approvata dal senato. La legge è stata presentata nel 2013, è stata approvata dalla camera nell’ottobre del 2016, ma deve ancora ricevere il via libera di palazzo Madama.

All’inizio del 2016 Viviana Valastro, responsabile del programma di protezione minori di Save the children, ci aveva detto che uno dei problemi per la tutela dei minori stranieri in Italia era proprio la mancanza di un testo unico su questo tema. “Non esiste in Italia una legge specifica per i minori stranieri non accompagnati, che al momento sono tutelati dalla stessa norma che regola i casi di minori in stato di abbandono”, aveva detto Valastro. All’epoca la proposta di legge Zampa era bloccata in commissione diritti umani della camera.

Dopo un lungo stallo in parlamento e una dura battaglia in commissione diritti umani del senato, la proposta di legge arriverà in aula a palazzo Madama il 15 febbraio, dopo essere stata approvata dalla camera dei deputati il 26 ottobre. Gli emendamenti, che erano stati presentati in commissione dalla Lega nord, sono stati ritirati e dopo l’approvazione della commissione diritti umani che potrebbe arrivare già il 15 febbraio, la discussione si sposterà in aula.

Chi sono i Msna. In Italia arrivano da anni bambini e ragazzi di origine straniera che non sono accompagnati dai genitori: sono definiti minori stranieri non accompagnati (Msna) e hanno diritto a un permesso di soggiorno per minore età, anche se sono entrati in Italia senza visto e in maniera irregolare. L’Italia ha infatti ratificato la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989 che garantisce la tutela dei minori, senza nessuna discriminazione. In Italia il primo piano nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati è del 2014, quando è stato registrato il primo importante picco di arrivi di minorenni soli, che sono passati dai circa ottocento del 2013 a più di duemila nel 2014.

Quanti sono. Il 2016 ha fatto segnare un record di arrivi in Italia per i minori migranti non accompagnati: ne sono sbarcati 25.772, secondo il ministero dell’interno, il doppio rispetto ai minori stranieri non accompagnati sbarcati in Italia nel 2015 (12.300). I minori ospitati in una struttura di accoglienza italiana nel 2016 erano 17.245, secondo il ministero del lavoro e delle politiche sociali, e le richieste di asilo presentate da minori sono state 11.656. L’Egitto e il Gambia sono i primi due paesi di origine dei minori stranieri ospitati nelle strutture di accoglienza. L’Egitto e l’Eritrea sono anche i principali paesi di origine dei minori non accompagnati che si rendono irreperibili, gli eritrei di solito hanno un progetto migratorio che li porta a provare a raggiungere il Nordeuropa, mentre gli egiziani si sottraggono al sistema di accoglienza istituzionale perché hanno spesso l’esigenza di lavorare per ripagare il debito contratto dalle famiglie per farli arrivare in Europa. Tra i richiedenti asilo 5.228 minori hanno meno di 13 anni, 6.328 ragazzi sono invece nella fascia di età tra i 14 e i 17 anni. Secondo alcune organizzazioni come l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), i numeri dei minori stranieri arrivati in Italia sarebbero sottostimati perché non vengono considerati i minori che arrivano via terra dal confine dell’Italia con la Slovenia e non via mare, e non sono conteggiati i minori che sono dichiarati maggiorenni allo sbarco. Questo dato di incertezza è stato confermato dalla viceprefetto Maria Caprara, responsabile della Struttura di missione per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati del ministero dell’interno in un’audizione della Commissione parlamentare d’inchiesta su Cie, Cara e centri d’accoglienza, il 12 gennaio del 2017.

I punti principali della legge. “La legge Zampa per la prima volta raccoglie in un unico testo tutto ciò che riguarda i minori stranieri non accompagnati”, spiega Antonella Inverno, responsabile dell’unità policy and law di Save the children in Italia. “Uno dei problemi finora, infatti, era che non esiste un’unica normativa sul fenomeno, un po’ perché è cominciato con piccoli numeri, un po’ perché la materia al momento viene disciplinata sia da leggi sull’immigrazione, sia da leggi per la protezione dei minori e da convenzioni internazionali”, aggiunge Inverno. Gli elementi su cui la legge si concentra sono cinque: la prima accoglienza dei minori non accompagnati in luoghi specifici per la loro identificazione; la seconda accoglienza in centri che aderiscono al Sistema per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), standard omogenei per l’accertamento dell’età con la presenza di un mediatore culturale durante i colloqui; regole più chiare per la nomina dei tutori con l’istituzione dell’albo dei tutori volontari, e la promozione dell’affidamento in famiglia. Al momento i minori vengono identificati negli hotspot, che non sono strutture adatte a loro, inoltre per il numero troppo basso di posti disponibili negli Sprar spesso i minorenni finiscono nei Centri per l’accoglienza straordinaria (Cas) che non rispettano gli standard di accoglienza e in cui i ragazzi in molti casi rimangono fino al compimento della maggiore età, inoltre l’accertamento dell’età dei minori in Italia non avviene secondo linee guida omogenee, vengono usati metodi e procedure di accertamento medici come la radiografia mano-polso che sono considerati invasivi e poco efficaci e i mediatori culturali non sono coinvolti. Infine la pratica dell’affidamento in famiglia di minori stranieri non è quasi mai percorsa nel caso di minori stranieri, “e invece andrebbe sempre favorita rispetto al soggiorno in una struttura di accoglienza”, conclude Antonella Inverno.

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