Negli ultimi giorni nel mondo della musica in Italia è scoppiato un nuovo scandalo che riguarda il fenomeno del secondary ticketing, da molti definito bagarinaggio online. La vicenda, tornata in primo piano dopo un servizio televisivo delle Iene, ha riacceso il dibattito attorno alla questione e ha portato all’apertura di due inchieste per truffa a Milano.

Il 16 novembre la guardia di finanza ha perquisito le sedi di due importanti promoter di concerti, Live Nation Italia e Vivo Concerti. Roberto De Luca, amministratore delegato della società organizzatrice di concerti Live Nation Italia, e Corrado Rizzotto, ex amministratore delegato di Vivo Concerti e ora alla guida di Indipendente Concerti, sono indagati per truffa, scrive l’Ansa.

L’11 novembre il governo Renzi ha presentato alla camera un emendamento alla legge di bilancio, con l’obiettivo di combattere il bagarinaggio online. Ecco un riassunto della situazione.

Cos’è il secondary ticketing
Il secondary ticketing (o reticketing) è un mercato di biglietti parallelo a quello autorizzato, che si svolge soprattutto su internet. È un fenomeno che non esiste solo in Italia, ma in tutto il mondo. Sui circuiti del secondary ticketing sono venduti biglietti di concerti e altri eventi a un prezzo maggiorato. Questo costringe molti spettatori a rinunciare ai concerti o a pagare l’ingresso molto più del dovuto.

Di solito i bagarini per comprare i biglietti usano software sofisticati, in grado di comprare velocemente grandi quantità di tagliandi e di aggirare i blocchi che in teoria impedirebbero di fare contemporaneamente più transazioni su un sito. Diverse piattaforme commerciali infatti non sono dotate di software identificativi (per esempio non usano il codice di sicurezza captcha).

Sono numerose le aziende che sfruttano il secondary ticketing: le più conosciute sono Viagogo, Seatwave, Stubhub, Ticketnetwork e Vivid Seats. Queste aziende negano di fare bagarinaggio online, ma dichiarano di essere semplicemente delle piattaforme che offrono agli utenti la possibilità di mettersi in contatto con altre persone che vendono i biglietti. Il risultato è che, su Viagogo o Seatwave, un tagliando di un concerto o di un altro evento arriva a costare quattro o cinque volte in più rispetto al prezzo originale.

Dai Coldplay alle Iene: com’è scoppiato il nuovo caso
Il dibattito si è riaperto dopo che i biglietti per i due concerti dei Coldplay a Milano del 3 e 4 luglio 2017 sono andati esauriti in pochi minuti, mentre contemporaneamente su Viagogo e altre piattaforme si trovavano già i biglietti a prezzi molto più alti.

L’8 e il 16 novembre il programma televisivo Le Iene ha mandato in onda due servizi realizzati dal giornalista Andrea Viviani. Viviani ha intervistato un’impiegata di un’azienda di secondary ticketing. Inoltre è riuscito a ottenere dei documenti (per la maggior parte contratti e fatture) che proverebbero l’esistenza di un legame tra la Live Nation Italia, la più grande azienda che organizza concerti in Italia, e il sito di bagarinaggio online Viagogo.

Live Nation Italia è la costola italiana della multinazionale statunitense Live Nation, da tempo al centro delle critiche per i suoi rapporti con il mondo del bagarinaggio online, soprattutto perché Ticketmaster, azienda di vendita di biglietti di proprietà della stessa Live Nation, possiede anche delle aziende di secondary ticketing. L’amministratore delegato della multinazionale, Michael Rapino, ha definito il mercato del bagarinaggio online “un’industria da otto miliardi di dollari, come i soldi della cocaina”.

Prezzi alle stelle
Da quindici anni in Italia i principali organizzatori di concerti hanno un contratto di esclusiva con Ticketone per la vendita online dei biglietti (con l’obbligo di concedere a Ticketone il 30 per cento della capienza o il 30 per cento della previsione d’incasso). I promoter quindi dovrebbero dare tutti i tagliandi da vendere su internet solo a Ticketone.

Il funzionamento del secondary ticketing secondo Le Iene. Le cifre sono esemplificative e non corrispondono a dati reali.

Il problema, come si racconta nel servizio di Viviani, è che a Ticketone non arrivano tutti i tagliandi, perché alcuni organizzatori vendono una grande quantità di biglietti cartacei direttamente ai siti di secondary ticketing che, dopo averli acquistati a un prezzo normale, li rivendono a un valore maggiorato. Un tagliando che costa 50 euro, per esempio, può arrivare anche a mille euro.

A guadagnarci, secondo Le Iene, non sono solo i siti di bagarinaggio, ma soprattutto i promoter di concerti. Uno dei documenti mostrati da Viviani proverebbe che almeno in un caso al promoter del concerto va il 90 per cento del guadagno sulla transazione. Secondo diversi esperti, quest’attività non sarebbe legale, perché il fatto di vendere su internet dei tagliandi cartacei vìola il contratto di esclusiva con Ticketone per la vendita online.

L’amministratore delegato di Live Nation Italia, Roberto De Luca, ha ammesso che la sua azienda ha venduto i biglietti ai siti di secondary ticketing, ma ha mosso anche altre accuse: in particolare ha detto che Live Nation è stata “obbligata” a ricorrere a questo sistema dagli stessi artisti, ai quali andrebbe almeno una parte del guadagno. Live Nation, dopo la messa in onda della puntata, ha risposto alle Iene con un comunicato ufficiale.

Da quel momento, diversi musicisti italiani si sono dissociati da queste dichiarazioni e hanno preso posizione contro il secondary ticketing. Vasco Rossi ha interrotto ogni rapporto commerciale con Live Nation, mentre altri, come Tiziano Ferro, Giorgia e Cesare Cremonini, hanno preso le distanze dal fenomeno.

Nel filone dell’inchiesta è entrato anche Corrado Rizzotto, che avrebbe avuto legami con un sito di secondary ticketing quando era amministratore delegato della società Vivo Concerti. Oggi Rizzotto è alla guida di un’altra società, la Indipendente Concerti, promoter italiano di gruppi come Radiohead e Green Day. Vivo Concerti, attualmente amministrata da Clemente Zard, risulta estranea al mercato di secondary ticketing dopo l’uscita di scena di Rizzotto.

Corrado Rizzotto ha inviato un’email alle Iene, specificando che Indipendente Concerti non svolge attività di secondary ticketing, e che le fatture si riferiscono esclusivamente al periodo di amministrazione di Vivo. “È una totale stupidaggine, lo chieda a Vivo”, ha dichiarato al giornalista Matteo Viviani riguardo alle fatture. La questione è arrivata anche sui mezzi d’informazione stranieri.

Le reazioni e l’emendamento del governo
Le denunce contro il fenomeno del secondary ticketing vanno avanti già da tempo. Tra chi le ha presentate ci sono Claudio Trotta, fondatore della Barley Arts, azienda che si occupa della promozione di concerti di Bruce Springsteen, musicisti italiani e internazionali, ma anche suoi colleghi come i promoter di Friends & Partners, oltre a siti d’informazione musicale come Rockol.it.

Il 4 aprile Trotta ha presentato un esposto penale alla procura di Milano, dopo che tra i 15mila e i 20mila biglietti del concerto di Bruce Springsteen a San Siro, gestito dalla stessa Barley Arts, erano finiti sul mercato secondario. In seguito a Milano sono state aperte due inchieste per truffa informatica e sostituzione di persona. Tra le persone interrogate ci sarà anche Roberto De Luca di Live Nation.

Non è questa la sola inchiesta sulla questione: l’antitrust ne ha aperta una contro Ticketone sul caso dei biglietti dei Coldplay. La Siae il 13 ottobre ha presentato un ricorso d’urgenza al tribunale civile per tutelare i diritti dei propri associati e dei consumatori. Il 10 novembre il Codacons ha deciso di presentare una nuova denuncia alla procura della repubblica di Milano contro Live Nation Italia.

Il 10 novembre a Milano Ferdinando Salzano di Friends & Partners, e Claudio Maioli, manager di Luciano Ligabue, hanno tenuto una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato altri colleghi promoter ed esponenti di Fimi e Assomusica. Salzano e Maioli hanno preso le distanze dal secondary ticketing e hanno chiesto di oscurare i siti che lo gestiscono.

L’11 novembre si è mosso anche il governo italiano: il ministro della cultura Dario Franceschini ha presentato alla camera un emendamento alla legge di bilancio 2017, che dovrà essere approvata dal parlamento entro il prossimo 31 dicembre, per contrastare il bagarinaggio online. La legge prevede multe fino a 180mila euro, la rimozione dei contenuti e perfino l’oscuramento dei siti che vendono i biglietti senza essere autorizzati.

Le parole di Trotta
Raggiunto al telefono la sera del 15 novembre, Claudio Trotta, che nel frattempo ha comunicato che la Barley Arts uscirà dall’associazione di categoria Assomusica, ha commentato: “La storia è lunga, siamo solo all’inizio. Potrebbero esserci anche altri promoter coinvolti ma non è più una questione solo italiana. Il problema è internazionale. La Live Nation teorizza e mette in pratica il secondary ticketing in tutto il mondo, perché è proprietaria di diversi portali che fanno questa attività, ed è probabile che ci guadagni anche, come hanno dimostrato i dati della sua ultima trimestrale”.

“Il problema non è il comportamento dei singoli individui, dobbiamo capire se c’è un abuso di potere dominante o meno. C’è concorrenza sleale? A mio parere sì, perché acquisendo questo tipo di risorse in modo poco ortodosso le aziende hanno più risorse e possono fare offerte migliori agli artisti”, aggiunge Trotta.

Il problema, secondo il capo della Barley Arts, sta anche nella condotta dei musicisti: “Io non credo che ci siano degli artisti che vanno dall’organizzatore e gli chiedono di vendere biglietti sui circuiti di secondary ticketing. Ma un gruppo come i Coldplay, un’artista come Madonna o gli U2, che lavorano con una multinazionale come Live Nation, hanno tutti gli elementi per conoscere quello che succede nel mondo. Gli artisti non possono non sapere e dovrebbero prendere posizione sul fenomeno”.

Come si può sconfiggere il secondary ticketing? “L’emendamento del governo, ammesso che sia approvato, va nella giusta direzione ma si può migliorare. Spero che un gruppo di promoter, me compreso, possa fare delle proposte di modifiche al governo”, spiega l’imprenditore. “Il biglietto nominale è un’opzione, ma c’è bisogno di una legge che lo renda obbligatorio e ne regolamenti l’uso. E comunque questi siti non si possono regolamentare. Vanno chiusi”, conclude Trotta.

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