Il 1 dicembre, una settimana dopo l’annuncio del proscioglimento di Darren Wilson per l’omicidio di Michael Brown, Barack Obama ha chiesto al congresso di autorizzare un finanziamento di 263 milioni di dollari per mettere delle telecamere sulle divise dei poliziotti. La misura dovrebbe creare un deterrente per impedire agli agenti di usare la forza in modo sproporzionato. Due giorni dopo, la decisione di un grand jury di New York di non incriminare Daniel Pantaleo per la morte di Eric Garner, un nero arrestato perché stava vendendo sigarette di contrabbando, fa sembrare la proposta di Obama come un rimedio inutile o, peggio, come una beffa.

Pantaleo è stato filmato mentre, insieme ad altri agenti, trascinava Garner a terra e lo bloccava con un chockehold, una presa da wrestling che il dipartimento di polizia di New York ha bandito nel 1993. L’autopsia ha accertato che Garner è morto per l’asfissia causata dal chokehold e dalla compressione del torace praticata dagli agenti che lo tenevano fermo. Nel video si sente Garner, che soffriva di asma e pressione alta, chiedere di essere liberato perché non riesce a respirare.

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Diversamente dal caso di Michael Brown, in cui il grand jury si era trovato di fronte testimonianze e prove contrastanti, nel caso di Eric Garner non c’erano ambiguità. Non c’è dubbio su chi lo abbia bloccato a terra. Non c’è dubbio sul fatto che al momento dell’arresto Garner non costituisse una minaccia per nessuno, né per gli agenti né per i passanti. Non c’è dubbio che i poliziotti abbiano usato la forza in modo sproporzionato. Nonostante questo, secondo i giurati non c’erano abbastanza elementi per processare Pantaleo, neanche per omicidio colposo o per negligenza.

La prima conclusione da trarre da questa storia è che mettere una telecamera sulla divisa dei poliziotti non servirebbe a molto. Pantaleo sapeva di essere filmato. Ha praticato il chokehold semplicemente perché era convinto che fosse la cosa giusta da fare e, soprattutto, perché sapeva che se le cose fossero andate male la legge lo avrebbe tutelato.

Negli Stati Uniti gli agenti hanno un ampio margine di manovra al momento di decidere come neutralizzare un sospettato. E le norme sull’autodifesa rendono estremamente facile sostenere che un omicidio è giustificato. Quando l’agente causa la morte di un sospettato e il caso finisce davanti a un grand jury o a un tribunale, la sua testimonianza – la sua percezione di come sono andate le cose – può avere un peso decisivo. Anche quando c’è un video che contraddice la sua versione.

Quando il sospettato è un nero, all’ingiustizia giuridica si aggiunge un pregiudizio razziale diffuso. E questa combinazione rende praticamente impossibile incriminare un poliziotto.

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