Vista da lontano può sembrare una vicenda difficile da capire: il parlamento del North Carolina, negli Stati Uniti, approva una legge che regola l’accesso ai bagni e agli spogliatoi pubblici delle persone transgender, migliaia di cittadini scendono in piazza per chiedere al governatore di bloccare il provvedimento, artisti di fama mondiale, associazioni sportive e grandi aziende decidono di boicottare lo stato, le autorità statali e il governo federale si fanno causa a vicenda creando un scontro istituzionale che non si vedeva da molto tempo. E all’improvviso il più intimo degli spazi pubblici diventa il luogo dove si combatte una battaglia sociale e politica in cui sembra essere in gioco l’identità dell’intero paese.
Per capire come ci si è arrivati – e soprattutto per capire perché la vicenda è più rilevante di quanto possa sembrare a prima vista – bisogna tornare indietro di qualche mese e capire il contesto politico nazionale in cui si sta sviluppando.
In North Carolina le discussioni sono cominciate a febbraio, quando Charlotte, la più grande città dello stato, governata da un sindaco democratico, ha approvato una legge contro le discriminazioni delle persone lgbt, che consente tra l’altro alle persone transgender di accedere ai bagni degli uomini o delle donne in base al genere con cui si identificano. Poco dopo il parlamento statale, controllato dai repubblicani, ha annullato quelle disposizioni (e quelle in vigore in una decina di altre città), affermando che il compito di legiferare in materia di discriminazioni spetta alle autorità statali e non a quelle municipali.
A quel punto il governo federale è intervenuto per ribadire la posizione adottata negli ultimi anni, e cioè che impedire alle persone transgender di usare il bagno corrispondente alla loro identità di genere è una forma di discriminazione sessuale. All’inizio di maggio il dipartimento di giustizia ha fatto causa al North Carolina per violazione dei diritti civili, e lo stato ha risposto facendo a sua volta causa al governo federale, accusandolo di voler violare l’autorità dei singoli stati. A complicare ulteriormente la situazione, il 25 maggio undici stati hanno fatto causa all’amministrazione Obama per contestare le linee guida diffuse dal dipartimento dell’istruzione, che invitano le scuole a rispettare l’identità di genere degli studenti.
La legge obbliga le donne transgender a usare il bagno degli uomini, dove la loro sicurezza è a rischio
Chi sostiene la legge approvata in North Carolina e altri provvedimenti simili fa appello a un vago diritto alla privacy e in modo non troppo velato parla delle persone transgender come di maniaci che non vedono l’ora di entrare nei bagni delle donne per aggredire donne e bambini. Durante la convention del Partito repubblicano del Texas, che si è tenuta a maggio, il vicegovernatore Dan Patrick ha sintetizzato bene questo punto di vista: “Non vogliamo in nessun modo che i nostri bambini vengano aggrediti o subiscano atti di bullismo. Le donne hanno bisogno di protezione nei bagni e negli spogliatoi. Difenderemo le donne e le ragazze in America e in Texas. Avete diritto alla vostra privacy, alla vostra dignità e alla vostra sicurezza quando andate al bagno delle signore”.
Naturalmente la paura e la rabbia della maggioranza che si sente minacciata dall’avanzamento sociale di una minoranza non rappresenta un fatto nuovo negli Stati Uniti. E non è neanche la prima volta che la rabbia e la paura della maggioranza si concentra sui bagni pubblici e sugli spogliatoi, i luoghi dove la diversità fisica fa più paura perché può manifestarsi in modo evidente.
Un problema immaginario
Le frasi di Patrick e di altri politici repubblicani ricordano le dichiarazioni di alcuni politici e commentatori sudisti ai tempi della segregazione razziale. Negli anni sessanta in Arkansas molti politici bianchi si opponevano alla fine della segregazione nei bagni pubblici sostenendo che permettere alle bambine afroamericane di frequentare gli stessi bagni delle bambine bianche avrebbe aumentato il rischio di diffusione di malattie veneree. E quando le truppe federali arrivarono nello stato per imporre la desegregazione, il governatore dichiarò che il governo federale stava violando la privacy delle ragazze che usavano gli spogliatoi.
Come ha scritto Katha Pollitt in un articolo su The Nation, finora in tutto il paese non c’è stato un singolo caso di donna aggredita da una persona transgender nei bagni pubblici. “I dati dimostrano che le minacce alla sicurezza delle donne arrivano dagli uomini e non dalle transgender”. E fa notare due conseguenze paradossali della legge approvata in North Carolina: la prima riguarda il fatto che “il provvedimento obbliga le donne transgender a usare il bagno degli uomini, dove è la loro sicurezza a essere a rischio”; la seconda è che, ironicamente, “la legge risolve un problema immaginario creandone uno più reale, perché costringerebbe gli uomini transgender a usare il bagno delle donne”.
Il governo del North Carolina non è solo nella sua crociata contro le persone lgbt
Ma, al di là delle teorie e delle argomentazioni sul merito della legge, la battaglia in corso tra il governo federale e il North Carolina, tra sostenitori dei diritti dei transgender e conservatori, va inserita in un contesto più ampio. Un contesto segnato dai grandi cambiamenti sociali in corso in tutto il paese, che stanno portando a una polarizzazione politica e sociale senza precedenti negli ultimi anni.
Sotto la spinta dell’amministrazione Obama, la società statunitense ha fatto passi importanti verso il riconoscimento dei diritti delle minoranze, soprattutto degli omosessuali. I transgender, che fino a pochi anni fa vivevano nell’ombra ed erano emarginati anche all’interno del movimento per i diritti dei gay, sono sempre più visibili e stanno ottenendo tutele sempre maggiori. Battaglie che un tempo erano portate avanti solo da una parte minoritaria della sinistra americana sono arrivate al centro dell’agenda politica democratica, e a giungo del 2015 la corte suprema ha legalizzato i matrimoni omosessuali in tutto il paese.
La sentenza, che secondo alcuni sondaggi realizzati in quel periodo è condivisa dal 60 per cento degli americani, ha però dato nuova energia ai politici e agli elettori repubblicani che si sentono politicamente accerchiati e rifiutano ogni compromesso. Si tratta di una parte del paese che in questo momento è minoritaria, ma rappresenta ancora un settore importante della popolazione, soprattutto negli stati del sud.
Per questo il governo del North Carolina non è solo nella sua crociata contro le persone lgbt. A fine aprile il Mississippi ha approvato una legge che consente alle organizzazioni religiose di bandire gli omosessuali dalle loro attività e servizi e che afferma, tra le altre cose, che il sesso è determinato alla nascita e che lo stato deve tutelare chi crede che il matrimonio sia l’unione tra un uomo e una donna.
Nel lungo periodo è probabile che la società statunitense diventi sempre più aperta nei confronti delle minoranze e sempre più progressista sui diritti civili, rendendo marginali posizioni come quelle dei parlamentari del North Carolina. Ma prima che questo succeda assisteremo a rigurgiti di fanatismo e resistenza al cambiamento di una parte della società, e nei prossimi mesi lo scontro aspro sui diritti, sul genere e, in generale, sul significato dell’identità nazionale sarà al centro della campagna elettorale.
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