Al giovane Phil Hansen tremano le mani per via di un danno neurologico permanente, e non c’è rimedio. Lui sta frequentando una scuola d’arte, non riesce più neanche a tracciare una riga dritta e il tremore peggiora quanto più cerca di controllarlo, fino al punto in cui non riesce più a tenere in mano niente. Abbandona il progetto di diventare artista. Poi, finalmente, incontra un neurologo che gli domanda perché non abbracci questo tuo tremore?

E Hansen fa così. Lascia che la sua mano tremi mentre disegna, e questo è l’inizio di una carriera che lo porta a sperimentare diverse sorprendenti forme d’arte. Dipinge danzando. Usando il fuoco. A colpi di karate (si procura una contusione al mignolo).

Si accorge di due cose importanti: l’eccesso di possibilità è paralizzante, e sono i limiti a stimolare la sua capacità creativa. Così, decide di imporsene di nuovi: comporre un’opera i cui materiali costino meno di un dollaro. O fare a meno della tela (dipingerà 30 immagini sul proprio petto).

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Infine, producendo opere che si autodistruggono, Hansen impara a lasciar andare ciò che ha creato. Lui racconta e mostra il proprio percorso artistico in una Ted conference che dovreste proprio guardare.

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Molti pensano che la creatività abbia bisogno di una condizione di libertà assoluta e totale. Tuttavia, in assenza di vincoli esterni o autoimposti che ci obbligano a fare uno sforzo in più, noi tendiamo a replicare ciò che già, su questioni analoghe, ha funzionato in passato, oppure a perderci per strada.

Per produrre “nuovo” pensiero abbiamo bisogno di ostacoli nuovi da superare. L’unica regola è che il vincolo stesso non consista nell’ingiunzione “replica ciò che è stato fatto in passato” .
La questione ancor più importante, e già segnalata da Hansen, riguarda la paralisi da eccesso di possibilità: troppe strade potenziali possono risultare soverchianti, specie per un individuo perfezionista e, se una barriera ne esclude buona parte, procedere diventa più semplice.

Limiti e costrizioni sono ciò che ispira Frank Gehry, l’architetto progettista di quella meraviglia che è il Guggenheim museum di Bilbao. Lo stesso Gehry ricorda invece come terribile l’esperienza di dover progettare una casa “senza vincolo alcuno”. A raccontarlo è un articolo su Forbes, che commenta anche una ricerca svolta su un milione e settecentomila vincitori di riconoscimenti aziendali per idee innovative.

Le costrizioni ci offrono sempre un punto di partenza e materiali su cui lavorare, conclude Forbes, per poi lanciarsi un una lirica esaltazione della creatività come ars combinatoria: mescolando i tre soli colori fondamentali (giallo, rosse, blu), o le sette note, o i 118 elementi chimici conosciuti possiamo ottenere infiniti risultati. E provate a indovinare in quanti modi si possono combinare sei singoli mattoncini Lego (ve lo dico in fondo a questo post).

Gli ostacoli ci aiutano anche a esaminare il nostro compito in una prospettiva globale, spezzando le routine di pensiero. Wired cita un paio di test sorprendenti: studenti che devono affrontare un ostacolo in più (un disturbo visivo o sonoro) mentre sono impegnati a risolvere anagrammi risultano, in compiti successivi, più capaci di visione globale e di flessibilità concettuale degli studenti appartenenti a un gruppo di controllo.

In un terzo test, gli studenti che affrontano un più complicato labirinto al computer risultano, in seguito, del 40 per cento più bravi degli altri nell’affrontare il Rat (Remote association test: un classico test di pensiero creativo). Per dirla in modo semplice: è come se il cervello, per superare un ostacolo, prendesse la rincorsa, per poi continuare a correre anche svolgendo i compiti seguenti.

Infine: cita l’esempio dei sei mattoncini Lego (per inciso, le possibili combinazioni sono 900 milioni) anche un interessante articolo sull’insegnamento attraverso vincoli, che regalano agli studenti direzione e struttura, flessibilità cognitiva, pensiero sistematico. Aggiungo solo che l’unico vincolo da non dare a scuola, mai, dovrebbe essere: “Stai buono e zitto, e impara a memoria la lezione”.

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