Non si tratta di un monumento, di un tempio o di un santuario, ma l’enorme mercato del pesce di Tokyo merita di sicuro una visita. Della prima volta che ci sono stata, più di tre decenni fa, ho alcuni ricordi netti: la folla, le gran secchiate d’acqua continuamente rovesciate sul pavimento (impossibile non uscirne inzaccherati), gli alti zoccoli di legno tradizionali (geta) dei venditori, sostenuti da due tasselli utilissimi, perché le secchiate d’acqua ci passano sotto. E il fatto che non ci fosse alcuna puzza di pesce.
Si dice che il trascorrere del tempo rimpicciolisce le cose, però il mercato del pesce Tsukiji continua ad apparirmi gigantesco. Del resto è il più grande del mondo, vende più di 400 tipi di prodotti ittici e ne movimenta oltre duemila tonnellate ogni giorno. Mi sembra ancor più caotico per via dei muletti che sfrecciano a tutta velocità senza guardare in faccia nessuno, tanto meno i turisti. Nemmeno ora sento puzza di pesce: se mai, un vago profumo di mare.
Noto che adesso tutti gli addetti indossano stivali di gomma.
Ai turisti è vietato girare in sandali o in ciabatte di plastica, portare grosse borse o trolley, fumare, usare il flash per fotografare e, naturalmente, intralciare in qualsiasi modo le persone che lavorano. Non sono ammesse visite di gruppo (i gruppi devono essere al massimo di cinque persone). L’ingresso è proibito ai bambini piccoli. La più vicina stazione della metropolitana è la Tsukijishijo.
Il mercato è chiuso la domenica, nei giorni festivi e spesso il mercoledì. È interamente coperto, diviso in sezioni separate da corsie ortogonali di varia larghezza. Ci entro alle nove di mattina, non appena è aperto l’accesso al pubblico: per le undici sarà tutto finito, e per l’una il mercato sarà rimesso in ordine dopo le operazioni di vendita, lavato e chiuso. Del resto la gente, lì, comincia a lavorare alle tre di ogni notte.
All’alba si svolge la famosa asta dei tonni. L’accesso è consentito, per soli 20 minuti, a piccoli gruppi di visitatori: non più di 120 al giorno, divisi in due sottogruppi. Se volete vederla, per essere ammessi dovete presentarvi alle quattro di mattina all’Osakana Fukyu center, vicino all’entrata del Kachidoki bridge, e mettervi in fila. L’ingresso è gratuito. Andateci ben coperti perché vi toccherà aspettare e perché l’area è fredda: i tonni sono stati congelati e così devono restare.
Più tardi i preziosi tranci di tonno sono esposti nei banconi refrigerati e illuminati, che ne esaltano il colore rosso vivo. Il resto della merce, invece, è esposto sotto ghiaccio in contenitori di polistirolo. In vendita ci sono anche caviale, conchiglie, alghe e pesce secco, una quantità di strane creature marine che non riesco a riconoscere e pesci di ogni tipo, dai più grossi e costosi come i tonni alle umili sardine.
Nel mercato operano circa novecento venditori, e lavorano in tutto tra le 60mila e le 65mila persone. Tra i banchi si vedono quasi esclusivamente uomini, di ogni età: minuscoli anziani e giovani atletici con bandane da pirata. Ma le donne ci sono. Stanno nascoste in seconda posizione, o chiuse dentro claustrofobici baracchini di legno.
Tengono la cassa. Annotano le vendite. E contano i soldi.
Finita la visita, e prima di vedere i vicini giardini Hamarikyu, chiusi tra i grattacieli con un curioso effetto Central Park (sono a una decina di minuti a piedi dal mercato) e poi fare un salto nel vicino distretto di Ginza per cambiare drasticamente panorama commerciale, conviene concedersi un giro nelle strette stradine che circondano il mercato. I negozi vendono coltelli e accessori da cucina di ogni tipo, e mille baracchini offrono pesce freschissimo da mangiare per strada.
Un ulteriore motivo per visitare oggi il mercato del pesce di Tokyo è che non durerà a lungo. La struttura, costruita agli inizi del secolo scorso, sarà chiusa alla fine del 2016, e le attività saranno spostate nel vicino distretto di Toyusu. Il nuovo mercato sarà di sicuro più moderno, ma difficilmente avrà il fascino di questo.
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