Cliccando sul primo dei link che appaiono in una qualsiasi pagina di Wikipedia, e ricliccando sul primo link che appare nella pagina a cui si è stati indirizzati, e ripetendo ogni volta l’operazione, nel 97 per cento dei casi alla fin fine si arriva alla pagina Filosofia.
Nei pochi casi rimanenti non si arriva da nessuna parte, o perché le pagine a cui rimandano i link non esistono più o perché il percorso si blocca in un loop: una catena di link che rimandano l’uno all’altro in modo circolare. In media, per arrivare da una voce qualsiasi a Filosofia servono 23 passaggi. Se invece si parte dal primo link di Filosofia, si torna (loop) a Filosofia in una manciata di passaggi.
Il fenomeno è noto dal 2008 ed è raccontato in un articolo che appare, appunto, sulle pagine di Wikipedia. Ovviamente, anche quell’articolo porta, in soli sette passaggi, a Filosofia. Se volete fare la prova, vi serve questa – ipnotica – pagina di Xefer (grazie a Pietro Minto per averla segnalata).
Le prove di Xefer
Su Xefer basta digitare una serie di titoli di pagine Wikipedia, intervallati da una virgola, per fare curiose scoperte: per esempio, che Street food è molto più lontano da Filosofia di Spaghetti, e che il percorso che da entrambi arriva alla meta passa dall’inglese Organism (organismo) e da Escherichia coli (un batterio dell’intestino). A pensarci bene, non fa una piega.
Ma, per esempio, partendo da Lady Gaga si arriva a Filosofia in 19 tappe e passando da Knowledge (conoscenza), mentre partendo da Mozart ci si arriva, in sole undici tappe, passando da Matematica. Entrambi saltano Musica, sulla quale invece convergono i percorsi che partono da Beatles e Bob Dylan, mentre partendo da Wagner tocca passare da Communication e Organism. E sì, anche dall’Escherichia coli.
Se vi va, con la pagina di Xefer potete divertirvi a fare le vostre prove non solo in inglese, ma anche in italiano, francese, tedesco, spagnolo, russo e giapponese. Le distanze e i percorsi cambiano, e molti sono curiosi e non esattamente intuitivi, ma sempre a Filosofia si arriva.
Non tutte le classificazioni che facciamo sono così neutre. E il linguaggio è vischioso, fluido e ambiguo
Poiché le pagine di Wikipedia vengono aggiornate, non è detto che le tappe di ciascuna pagina restino costanti nel tempo. Ma è più che probabile che la percentuale di link che conducono a Filosofia non cambi di molto.
Tutto ciò deriva dal fatto che Wikipedia è strutturata per categorie, e che il primo link di ogni pagina rimanda alla categoria alla quale ciascun argomento può essere riferito. Poiché, afferma Wikipedia, la filosofia è “la madre di ogni scienza”, qualsiasi percorso, alla fin fine, porta lì.
È tutto molto affascinante e rassicurante, e sembra semplice.
I polli e i pomodori
Classificare è un buon modo per strutturare il sapere, non solo dentro Wikipedia. Anche la nostra mente, che è assai laboriosa, classifica per categorie. Poiché non ha incorporato i redattori di Wikipedia, alla mente tocca costruirsi categorie a partire da concetti formulati in base all’esperienza.
Per esempio, la nostra esperienza dei polli e dei pomodori ci ha aiutato a capire, fin da piccoli, che i polli hanno certe caratteristiche e i pomodori ne hanno altre. E quindi a formulare i concetti astratti di “pollo” e di “pomodoro”, che derivano da prototipi mentali di ogni pomodoro e di ogni pollo possibile o che (secondo altre teorie) rimandano a gruppi di oggetti che condividono alti gradi di somiglianza.
In pratica, tutto ciò ci permette, poi e per sempre, di collocare nelle categorie dei polli e dei pomodori (e nella categoria più grande delle cose commestibili) i polli e i pomodori materiali che incontriamo.
È una bella comodità: se ci siamo formati concetti solidi avremo categorie adeguate, e non rischieremo mai di mettere insieme polli e pantofole, se non nelle categorie “parole italiane che cominciano con la lettera p” e “cose che si possono comprare al supermercato” (per inciso: su Wikipedia anche partendo da Polli e Pantofole, e dopo un discreto tragitto, si converge su Filosofia. E questo è meraviglioso).
Classificare polli e pantofole è un atto tanto utile privatamente quanto socialmente inoffensivo. Ma non tutte le classificazioni che facciamo sono così neutre. E il linguaggio è vischioso, fluido e ambiguo: per esempio, Pollo e Patata rientrano sì materialmente nella categoria delle cose che si mangiano, ma metaforicamente finiscono l’uno nella categoria degli insulti bonari (sei un pollo!) l’altra in quella dei titoli di giornale controversi.
I rischi del pensiero dicotomico
Il primo dato notevole è questo: le categorie che ci siamo costruiti a partire dai concetti che abbiamo in testa ci guidano costantemente, e senza che neanche ce ne accorgiamo, nel fare previsioni e nel prendere decisioni su come comportarci, ogni giorno, nel mondo.
Il secondo dato notevole è questo: la capacità di categorizzare adeguatamente si sviluppa insieme alle capacità linguistiche e con il crescere della conoscenza fattuale. Vuol dire che se abbiamo in testa categorie rozze, sostenute da un linguaggio inadeguato, prenderemo decisioni rozze e inadeguate. Potremmo, per esempio, farci intrappolare nei meccanismi perversi del pensiero dicotomico, quello che vede il mondo in bianco e nero e lo categorizza dividendolo brutalmente per pure contrapposizioni: buono o cattivo. Amico o nemico. Noi o loro. Cuori o Picche.
Il rischio, con il pensiero dicotomico, è ragionare più facilmente in termini di Guerra che di Filosofia.
Un’ultima curiosità: per arrivare da Guerra a Filosofia, nell’edizione italiana di Wikipedia ci sono, se ho contato bene, 36 passaggi. In quella inglese e francese ce ne sono 10. In quella spagnola, 16. In quella russa (scrivendo война) 2. E non so bene che opinione farmi di tutto ciò.
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